Hai digitato la ricerca mediazione linguistica sbocchi? Oggi, i laureati in mediazione hanno davanti a loro differenti opportunità professionali da cogliere. Si tratta di sbocchi tutti molto interessanti da un punto di vista sia economico che umano e personale.
La globalizzazione ha aumentato la richiesta di esperti in lingue e culture di paesi stranieri. Il mediatore, infatti, si occupa proprio di favorire la comunicazione tra persone, aziende e gruppi sociali di provenienza diversa. Oltre a gestire la mediazione, questo professionista è incaricato anche di servizi di traduzione scritta e orale e di consulenza culturale.
Continua la lettura del post perché, nel corso dei prossimi paragrafi, analizzeremo nel dettaglio il binomio mediazione linguistica e lavoro.
Cos’è la mediazione linguistica
A seconda del contesto in cui viene utilizzato, il termine mediazione può assumere significati diversi.
Si parla, infatti, di mediazione civile, familiare, didattica e così via. La prima, per esempio, entra in campo nelle controversie afferenti le questioni legali, mentre la mediazione familiare si adotta per agevolare le relazioni tra i coniugi in fase di divorzio e così via.
In questo post ci focalizzeremo sulla ‘mediazione linguistica’. In cosa consiste? Si tratta del processo di traduzione e interpretariato effettuato da una lingua all’altra per permettere la comunicazione tra soggetti che parlano lingue differenti e provengono da culture diverse.
È importante precisare che la mediazione linguistica rientra in un concetto di traduzione più ampio. Il mediatore, infatti, è attento anche alle specificità della cultura di cui è esperto. Un mediatore in cinese cioè non farà una semplice traduzione, ma adatterà la comunicazione scritta/orale tenendo conto della peculiarità della cultura cinese, in modo da aumentare ancora di più il grado di comprensione tra i soggetti coinvolti.
Mediazione linguistica sbocchi: il mediatore
Passiamo ora ad analizzare il profilo dell’esperto in mediazione linguistica ovvero il mediatore linguistico.
Questo professionista, oltre a conoscere perfettamente l’italiano, o comunque la sua lingua madre, conosce anche una o più lingue straniere.
La conoscenza in questione non riguarda soltanto le regole grammaticali della lingua, ma anche la cultura del popolo che parla quella determinata lingua.
Nelle competenze di un mediatore rientrano cioè tutta una serie di conoscenze che riguardano le usanze e le tradizioni del paese a cui fa riferimento la lingua da tradurre.
In parole povere, il mediatore linguistico funge da ponte in tutte quelle situazioni in cui soggetti che parlano lingue differenti hanno bisogno di comunicare in maniera efficace.
Il professionista esperto di mediazione, dunque, interviene svolgendo il ruolo di tramite tra docenti e alunni, tra medici e pazienti, tra giudici e imputati.
Differenze tra mediatore, interprete e traduttore
Per rendere una panoramica completa in merito al concetto di mediazione è fondamentale chiarire le differenze che esistono con la traduzione e l’interpretariato.
Tra i lavori con la laurea in lingue, infatti, sono incluse tutte queste figure: mediatore, interprete e traduttore. Purtroppo, spesso, questi professionisti vengono confusi.
Per quanto tutti e tre i profili partano da una conoscenza delle lingue straniere, essi svolgono attività differenti.
Il traduttore si occupa di tradurre testi scritti da una lingua all’altra; l’interprete, invece, si occupa comunque di traduzioni, ma a differenza del precedente profilo traduce conversazioni orali.
Il mediatore linguistico fa entrambe le cose. Traduce sia testi scritti (come e-mail, documenti, contratti, lettere, siti web ecc.) che conversazioni orali. Il mediatore, infatti, ascolta il soggetto straniero, prende appunti e propone il suo discorso rendendolo il più comprensibile possibile nella lingua di arrivo. Non solo, offre delle consulenze culturali. Cosa significa? Il mediatore fornisce informazioni ai soggetti coinvolti affinché possano instaurare uno scambio corretto e proficuo.
Immagina un mediatore che lavora per un’azienda che vuole conquistare un mercato straniero, instaurando dei rapporti con dei nuovi partner commerciali. Il compito di questo mediatore consisterà nell’offrire una consulenza culturale per fare in modo che la proposta dell’azienda venga recepita bene dai destinatari e si evitino situazioni spiacevoli. Le differenze culturali, infatti, possono creare incidenti che minano gli affari di un’azienda. É accaduto, per esempio, a un noto marchio di moda italiano, i cui spot sono stati considerati offensivi dai compratori cinesi a cui erano destinati.
Facoltà di lingue: mediazione linguistica o lingue e letteratura?
Per chi desidera lavorare nel mondo della mediazione linguistica è necessario, innanzitutto, imparare una o più lingue straniere.
Il corso di laurea triennale rappresenta il punto di partenza ideale per acquisire le basi per una buona padronanza della lingua.
Di seguito analizzeremo nel dettaglio i due corsi di laurea triennale afferenti all’area linguistica che approfondiscono anche gli elementi culturali delle lingue studiate: il corso di laurea in Lettere e culture moderne (L11) e il corso di laurea in Mediazione linguistica (L12).
In particolare, cercheremo di mettere in evidenza le differenze tra L11 e L12 attraverso una panoramica dei programmi di studio.
Concluderemo con un elenco dei corsi magistrali più indicati per completare la formazione dopo la triennale.
Corso di laurea in Lettere e culture moderne
Il corso di laurea triennale in ‘Lettere e culture moderne’ garantisce allo studente una preparazione di tipo multidisciplinare, sia per quanto riguarda le lingue che le culture straniere.
Il programma mira a fornire una buona padronanza, sia scritta che orale, di due lingue straniere, integrata da un’approfondita conoscenza del relativo patrimonio culturale.
Si parte dall’approfondimento della lingua italiana per arrivare allo studio della cultura letteraria e linguistica.
Completano il programma competenze inerenti i principali strumenti informatici e della comunicazione telematica.
Corso di laurea in Mediazione linguistica
Il corso di laurea in Mediazione linguistica si focalizza sullo studio delle lingue, alle quali si aggiungono una serie di focus sulle tecniche di traduzione e interpretariato.
L’obiettivo del triennio è fornire una preparazione di livello avanzato e approfondito relativamente alla lingua italiana, sia scritta che orale, alla quale si aggiunge una solida base linguistica e culturale in due lingue straniere.
Il piano di studi prevede inoltre insegnamenti relativi ai campi economico, giuridico, storico, politico e geografico.
Il programma è quindi strutturato per garantire allo studente le competenze e le conoscenze fondamentali per operare nel settore della mediazione linguistica e interculturale.
In molti si domandano se con la laurea in mediazione linguistica si può insegnare. Purtroppo, trattandosi di una triennale, non è possibile accedere a nessuna classe di insegnamento.
Chi desidera diventare insegnante deve necessariamente proseguire gli studi e conseguire un titolo magistrale, con il quale è possibile accedere ai concorsi per insegnare nelle scuole pubbliche.
Cosa fare dopo mediazione linguistica: i corsi magistrali
La triennale, come già precisato nel precedente paragrafo, permette di acquisire una buona padronanza sia scritta che orale delle lingue straniere, alla quale si aggiunge una preparazione afferente all’attività di mediazione linguistica.
Si tratta comunque di una formazione ‘di base’, che può essere completata e approfondita con un corso di laurea magistrale.
Tra gli indirizzi che rappresentano l’ideale proseguimento degli studi per chi ha già conseguito una triennale in mediazione linguistica rientrano i seguenti corsi:
- Lingue e letterature dell’Africa e dell’Asia (LM 36)
- Lingue e letterature moderne europee e americane (LM 37)
- Lingue e letterature moderne per i servizi culturali (LM 38)
Un’ulteriore possibilità di specializzazione è rappresentata dai master post-laurea, di primo e secondo livello.
L’Università Niccolò Cusano, per esempio, propone un master di I livello in Mediazione interculturale. Si tratta di un corso destinato ai laureati triennali e caratterizzato da 1500 ore di didattica e-learning da remoto e 60 CFU. Il programma è molto articolato e include materie come:
- Elementi di diritto internazionale e del lavoro
- Economia politica
- Psicologia della comunicazione
- Psicologia sociale
- Sociologia
- Antropologia culturale
- Linguistica
Mediazione linguistica lavoro
Mediazione linguistica sbocchi? É arrivato il momento di rispondere alla tua domanda iniziale.
Nello specifico, il mediatore linguistico e culturale può lavorare all’interno di:
- scuole pubbliche e private
- enti locali (comuni, province ecc.) ed enti nazionali (ministeri, ambasciate, consolati ecc.)
- servizi sanitari e socioassistenziali (ASL, ospedali, consultori, servizi sociali)
- aziende private (aziende di import-export, compagnie di trasporti, compagnie navali ecc.)
- tribunali e carceri
- enti non governativi nazionali e internazionali
- studi legali internazionali
- associazioni, onlus, cooperative attive nel campo della migrazione e non solo
- musei e soprintendenze
- agenzie internazionali di pubbliche relazioni per società multinazionali
I contesti in cui trova più facilmente impiego sono quelli in cui viene facilitata l’integrazione degli immigrati nella società che li accoglie. Un’integrazione intesa nel senso più ampio del termine, per cui sociale, scolastica e professionale.
Ciò significa che, per svolgere al meglio il proprio lavoro, il mediatore deve conoscere i servizi offerti dal contesto in cui vive, in maniera tale da offrire una ‘consulenza’ e un supporto efficaci per una più rapida integrazione.
Il mediatore funge, inoltre, da ponte nella comunicazione e nell’interazione tra gli stranieri e gli operatori sociali.
Tra le opportunità più allettanti nell’ottica di una carriera ‘prestigiosa’ rientra la mediazione nell’ambito dei rapporti internazionali intrattenuti da imprese, enti e organizzazione politiche.
In sintesi, gli sbocchi lavorativi della mediazione linguistica si concretizzano nella Pubblica Amministrazione, nel turismo, nelle aziende import-export, nelle agenzie editoriali, nel settore del giornalismo e nei servizi socio-educativi.
Ma come viene inquadrato un mediatore linguistico? Di solito, lavora come autonomo con una propria partita IVA. Si tratta cioè di un libero professionista che fornisce la propria competenza su chiamata. Spesso, però, può essere assunto con contratti a tempo determinato in caso di progetti specifici organizzati da enti pubblici, da scuole o da strutture carcerarie.
Nel caso dei mediatori che lavorano per grosse aziende private è possibile anche l’assunzione come dipendenti stabili. In questi casi, solitamente, il mediatore lavora nella divisione estera della sua azienda. Nel settore privato, i mediatori trovano largo impiego nelle aziende del settore moda, nelle grandi agenzie immobiliari internazionali e nelle aziende dell’agroalimentare che si occupano di export di vini e prodotti enogastronomici.
Ora hai una panoramica più chiara della professionalità del mediatore linguistico. Se la tua passione sono le lingue e ti affascina l’attività di mediazione, non devi fare altro che individuare il percorso di studi più adatto alle tue aspirazioni professionali e iniziare a formarti e specializzarti.
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