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Mediatore interculturale: chi è, dove lavora e come diventarlo

Se vuoi sapere come diventare mediatore interculturale e se vuoi specializzarti attraverso un master online in mediazione culturale allora questa guida fa proprio al caso tuo.

Il fenomeno dell’immigrazione pone ancora oggi i Paesi di fronte ad una notevole difficoltà di gestione; in molti sembrano essere tutt’oggi impreparati ad affrontare le tematiche e le problematiche che riguardano gli immigrati.

L’accoglienza e l’integrazione tra culture, religioni e lingue diverse diventano questioni di prioritaria importanza, per la cui gestione è richiesta la mediazione di figure qualificate: i mediatori culturali.

Ecco quindi che i flussi migratori, che rappresentano una problematica per il Paese che li accoglie, diventano opportunità occupazionali per gli esperti in mediazione culturale.

I servizi per l’immigrazione offrono interessanti prospettive lavorative.

Approfondiamo il discorso e cerchiamo di capire meglio cos’è la mediazione culturale, in cosa consiste l’attività di un professionista e come diventare mediatore culturale nelle scuole o nell’ambito dei servizi destinati alle popolazioni immigrate.

Cos’è la mediazione interculturale

Anche se il concetto di mediazione culturale è facilmente comprensibile analizziamo nel dettaglio l’attività.

Si tratta nello specifico di una serie di azioni finalizzate a facilitare l’integrazione degli immigrati nel Paese, e quindi nella società, che li accoglie; un’integrazione che riguarda sia aspetti linguistici e culturali e sia aspetti pratici di vita quotidiana, come ad esempio l’accesso ai servizi e la relativa fruizione.

L’obiettivo finale è quindi teso ad agevolare l’incontro e l’interazione tra gli stranieri e la società di accoglienza, ovvero a contrastare i pregiudizi e le discriminazioni.

La mediazione interculturale è prevista prevalentemente in ambito scolastico, come supporto alla finalità educativa della scuola.

Il MIUR, attraverso la circolare n.24 del 2006, ha delineato l’attività della mediazione culturale, e quindi il ruolo dei profili preposti a tale attività.

La stessa circolare fissa anche le principali aree di intervento in cui la materia viene applicata, ovvero: l’accoglienza degli alunni stranieri, la facilitazione del rapporto scuola-famiglia, l’orientamento scolastico, la valorizzazione della lingua e della cultura degli alunni stranieri.

Un altro ambito in cui la mediazione assume un ruolo fondamentale è quello sanitario, dove l’attività si rende essenziale per facilitare la rimozione delle barriere socio-culturali e quindi l’accesso ai servizi sanitari.

Mediatore culturale: chi è e cosa fa

Comprese a grandi linee le finalità della mediazione passiamo ad analizzare il profilo professionale esperto in materia: il mediatore interculturale.

In molti pensano che si tratti di un interprete ma in realtà la figura in questione svolge un’attività molto più complessa di un ‘semplice’ interpretariato.
Il professionista esperto in mediazione culturale svolge attività di accoglienza e inclusione rivolta agli stranieri che si inseriscono in una ‘nuova società’.
Può quindi essere definito un operatore sociale il cui ruolo si concretizza nella gestione di percorsi di integrazione per persone immigrate e nella promozione della cosiddetta ‘cultura di accoglienza’.
Tra i suoi compiti rientra anche la collaborazione con le istituzioni pubbliche e private al fine di allineare i servizi offerti ai bisogni degli immigrati.

La sua mission è facilitare la comunicazione tra individui di origini e lingue diverse; in altre parole eliminare le barriere linguistiche e culturali.

Nello specifico, il mediatore si occupa: di tradurre documenti, di fornire informazioni in merito ai servizi disponibili all’interno del Paese, di fornire attività di consulenza ad enti e associazioni che accolgono immigrati, di informare l’immigrato in merito ai diritti e ai doveri relativi al Paese che lo accoglie; ma si occupa anche fornire informazioni agli operatori sociali relativamente agli eventuali comportamenti che può avere un immigrato.

Molto spesso il mediatore è un ‘ex immigrato’ che da tempo vive e si è integrato nel Paese di accoglienza.

Mediatore culturale: dove lavora

Un professionista esperto di mediazione culturale trova impiego in numerosi contesti.

Nello specifico, i principali sbocchi si concretizzano nei centri di accoglienza, nelle scuole, nei consultori, nei tribunali, nelle carceri, negli ospedali, nelle associazioni non profit, nelle organizzazioni pubbliche e private.

In tali ambiti il professionista si pone come una sorta di ponte tra culture diverse mettendo in relazione, ad esempio, docenti e allievi, medici e pazienti, giudici/avvocati e imputati.

A seconda dei casi può operare in qualità di dipendente o di consulente esterno.

Mediatore culturale: stipendio

Per quanto riguarda la retribuzione lo stipendio medio annuo lordo parte dai 14.000 euro per arrivare ai 20.000 euro lordi l’anno.

A seconda dei casi, il contratto del mediatore culturale può essere basato su una paga oraria oppure mensile.

Per quanto riguarda invece la cifra l’oscillazione dipende dal tipo di lavoro che svolge e dal settore in cui opera.

Credits: fermate / Depositphotos.com

Come diventare mediatore culturale

Prima di entrare nel merito di quelle che sono le conoscenze e le competenze per poter ricoprire il ruolo di mediatore culturale, e prima di spiegarti come si diventa un professionista, è d’obbligo analizzare quelli che sono i requisiti personali essenziali per svolgere al meglio la professione.

L’empatia è il presupposto fondamentale per interpretare e comprendere i bisogni e le difficoltà della persona immigrata.

Sono inoltre essenziali capacità come il problem solving, il senso di responsabilità, la predisposizione all’ascolto.

Il professionista della mediazione deve inoltre conoscere la cultura, le tradizioni e le leggi sia del Paese di provenienza dell’immigrato e sia del Paese che lo accoglie.

Allo stesso modo deve conoscere perfettamente il contesto locale e i servizi offerti dal territorio nell’ambito del quale opera.
Chiaramente la preparazione tecnica deve essere focalizzata sul settore di competenza: scolastico/educativo, sanitario, amministrativo o giuridico.

Cosa si studia per diventare mediatore culturale?

Dal punto della formazione non è previsto un percorso di studi univoco; non esiste una normativa che disciplina la professione e quindi non esiste neppure un diploma in mediatore culturale.

Dopo aver conseguito un diploma di scuola secondaria superiore le strade sono due: frequentare un corso di laurea oppure un corso per mediatore interculturale organizzato dagli enti locali o dalle Regioni.

Un corso di laurea specifico in mediazione linguistica e culturale, oppure in Scienze dell’educazione, oppure in Scienze Politiche e relazioni internazionali rappresentano la base di partenza ideale per lavorare nella mediazione culturale.

Per chi desidera acquisire una preparazione specifica nel settore della mediazione sono stati attivati sul mercato formativo italiano numerosi master post-laurea.

Tra le proposte più attuali il master in Mediazione interculturale attivato dall’Università telematica Niccolò Cusano.

Si tratta di un corso post-laurea di primo livello finalizzato ad erogare competenze interdisciplinari negli ambiti della pedagogia, della psicologia, dell’antropologia, della mediazione culturale, della gestione e della risoluzione dei  conflitti.

Ecco nel dettaglio gli argomenti previsti dal programma:

  • Elementi di diritto internazionale e del lavoro: la legislazione vigente
  • Economia politica: storia e politica delle migrazioni
  • Etica e deontologia professionale della professione di mediatore interculturale. Il codice del comportamento comunicativo in relazione alle principali culture presenti in Italia
  • Psicologia della comunicazione: mass media e diversità culturale
  • Psicologia sociale: teoria e tecnica della mediazione e della gestione dei conflitti
  • Psicologia interculturale: processi educativi e scolastici nelle società multiculturali contemporanee
  • Sociologia: globalizzazione, migrazioni, complessità sociale del nostro tempo, interculturalismo
  • Linguistica: didattica delle lingue moderne e fondamenti teorici dell’apprendimento di una seconda lingua

Completano il programma una serie di seminari, tenuti da professionisti esperti del settore.
Le tematiche approfondite si rivelano particolarmente interessanti per chi ambisce a lavorare nell’ambito della mediazione interculturale a scuola; eccole nel dettaglio:

  • La condizione di minoranza: l’identità culturale e etnica della persona immigrata
  • Educare all’interculturalità: attività di animazione e progettazione interculturale a scuola e nei servizi
  • L’intercultura un problema politico e sociale dei sistemi democratici

I seminari prevedono l’analisi e la gestione di casi simulati riguardanti la fase di accoglienza, la gestione del colloquio iniziale, la riformulazione della domanda, la definizione del contratto, la gestione dei colloqui.

Il master prevede un costo di 800,00 euro da corrispondere in due rate.

Per ulteriori info e dettagli sul master online in mediazione culturale contatta subito il nostro staff attraverso il form online che trovi cliccando qui!

Credits: zurijeta/Depositphotos.com

Tags: lavoroMaster OnlineMediazione Interculturaleromauniversità telematica

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