Laurearsi in carcere, con UniCusano si può
Gli antichi dicevano che “errare umanum est”. E infatti il concetto che c’è dietro alla detenzione è proprio quello sì di punire chi ha sbagliato ma anche di cercare di redimerlo per rimetterlo in carreggiata con la società. E cosa può essere più utile in tal senso della possibilità di laurearsi in carcere? Di tempo, purtroppo, in quella circostanza ce n’è molto e forse sarebbe intelligente e costruttivo utilizzarlo per aumentare la propria cultura. L’UniCusano, che ha sempre al centro lo studente inteso a trecentosessanta gradi, fornisce a chi ne ha necessità l’opportunità di laurearsi in carcere. Scopritene di più continuando a leggere.
Silvio Pellico approfittò della situazione sfortunata per scrivere “Le mie prigioni”. Non c’è bisogno di arrivare ad un livello di talento simile dietro alle sbarre ma è intelligente, comunque, utilizzare il tanto tempo libero per aumentare le chance di ricominciare una vita nuova una volta fuori. In questo senso è molto utile l’opportunità che fornisce l’UniCusano di laurearsi in carcere.
Una bella cosa che, tra l’altro, è un primato perché è stato il primo ateneo che ha consentito questa cosa, supportando il detenuto nel suo percorso di studio e inviando ogni mese un docente nell’istituto di pena per poter sostenere gli esami previsti. Le cose, però, non partirono bene. Il primo studente a tagliare il traguardo di laurearsi in carcere con l’UniCusano, infatti, creò subito un piccolo caso. Il giudice di sorveglianza del tribunale gli negò il permesso di recarsi presso la sede per conseguire il suo titolo. Il Messaggero del 10 luglio 2013 scrisse così:
“Il no è arrivato a tre giorni dalla laurea. Il giudice di sorveglianza presso il Tribunale ha, infatti, negato il permesso, per discutere la tesi, all’aspirante dottore in Scienze Politiche, un detenuto di 32 anni di Ceccano, che domani si sarebbe dovuto presentare davanti la commissione per sostenere l’esame. Il recluso, a un passo dal dottorato, sta scontando una condanna per rapina ad un extracomunitario”
Dietro alla volontà del detenuto di laurearsi in carcere c’era un bravo legale che fece carte false per consentire al suo assistito di esercitare il suo diritto allo studio tanto che commentò sconcertato così:
“Il giudice ha sostenuto che non c’è bisogno dell’autorizzazione ma che la Commissione di laurea dell’università deve recarsi in carcere per l’esame di laurea. E’ una decisione che contraddice i principi fondamentali di rieducazione e reinserimento sociale dei detenuti. Si nega la possibilità di laurearsi in carcere, cosa che non capita tutti i giorni, e di aprirsi a nuove prospettive una volta finito di scontare la pena”
Alla fine, per fortuna, la storia si concluse bene. Il ragazzo potette laurearsi e il servizio di laurearsi in carcere partì come esempio per tutta l’Italia. Forse non sarà uno strumento che salverà le vite di chi è in difficoltà ma, di certo, è una carta in più da giocare in mano a chi di carte solitamente ne ha molto poche.
Una bella storia che racconta cosa sia davvero l’UniCusano. Gli altri “capitoli” li potrete leggere andando a visitare il sito ufficiale e il BLOG di UNICUSANO su cui ogni giorno vengono pubblicati post della vita accademica ma anche dell’offerta formativa che è in continuo movimento tellurico. Se anche in voi qualcosa si muove, nel senso della curiosità, potete esprimere i vostri dubbi attraverso il form https://www.unicusano.it/blog/informazioni-universita.
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