Università | 18 Febbraio 2025
Laurea in Giurisprudenza e tutela ambientale: una carriera in ascesa

Laurea in Giurisprudenza e tutela ambientale: una carriera in ascesa

Negli ultimi decenni, la crescente attenzione verso le sfide ambientali globali ha portato alla nascita di nuove opportunità professionali, tra cui quella del giurista ambientale. La laurea in Giurisprudenza rappresenta il primo passo fondamentale per intraprendere una carriera nel campo della tutela ambientale, un settore in rapida espansione che unisce competenze legali e una forte sensibilità verso la protezione del nostro pianeta.

Con il continuo aumento delle normative ambientali e l’importanza crescente di politiche sostenibili, i giuristi specializzati in diritto ambientale sono diventati figure professionali di riferimento per affrontare le sfide legate alla gestione delle risorse naturali, alla prevenzione dei danni ecologici e alla promozione dello sviluppo sostenibile.

Cos’è il diritto ambientale?

Il diritto ambientale, noto anche come diritto dell’ambiente, è una branca specifica del diritto che si occupa della protezione e tutela dell’ecosistema a livello sovranazionale, nazionale e regionale. Questa disciplina ha l’obiettivo di regolamentare le attività umane per prevenire danni alla natura, promuovere uno sviluppo sostenibile e garantire il benessere delle generazioni presenti e future.

Pur avendo radici in normative più antiche, il diritto ambientale ha assunto la sua forma attuale negli anni Ottanta, affermandosi come una specializzazione relativamente recente. Il suo sviluppo è andato di pari passo con una crescente consapevolezza sull’importanza della tutela delle risorse naturali, della biodiversità e della salute pubblica, temi che nel tempo sono diventati sempre più centrali.

In modo più strutturato, solo nella seconda metà degli anni Ottanta la gestione dell’inquinamento è stata inquadrata in una disciplina organica e coerente. Questo è avvenuto in risposta a un’esigenza sempre più impellente di migliorare la qualità della vita, sia per contrastare l’emergenza ambientale sia come conseguenza dell’espansione economica iniziata nel dopoguerra.

Oggi, il diritto ambientale regola aspetti fondamentali come il controllo delle emissioni inquinanti, la gestione dei rifiuti, la conservazione della biodiversità e la promozione delle energie rinnovabili. Viene attuato attraverso normative nazionali, accordi internazionali e direttive europee, con l’obiettivo di bilanciare le attività produttive con la necessità di proteggere il pianeta.

La tutela ambientale nella legislazione italiana ed europea

Il diritto ambientale è regolato sia da leggi nazionali (e regionali) sia da accordi internazionali, come il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi sul clima. Inoltre, l’Unione Europea ha un ruolo importante nella definizione di standard ambientali attraverso direttive e regolamenti.

Cosa prevede la normativa italiana

Il diritto ambientale italiano, nella sua forma attuale, ha avuto origine negli anni ’80, e può essere considerato una branca del diritto relativamente recente. Sebbene già in passato esistessero normative che trattavano aspetti legati alla protezione delle risorse naturali e della salute, come ad esempio editti medievali contro l’inquinamento atmosferico o leggi italiane degli anni ’30 riguardanti parchi e vincoli, questi interventi erano frammentati e non organici. Solo dopo la metà degli anni ’80 è iniziata una vera e propria codificazione della materia, guidata dall’esigenza di migliorare la qualità della vita in seguito al boom economico del dopoguerra e a causa di crescenti emergenze ambientali.

Un passo fondamentale in questa direzione è stato il riconoscimento ufficiale del concetto di ambiente, che ha portato alla creazione del Codice dell’Ambiente alla fine degli anni ’80, il quale ha rappresentato la prima vera e propria codificazione nazionale della materia. Questo codice ha dato avvio a una serie di normative più organiche e strutturate, mirando a una gestione più efficace e consapevole delle risorse naturali e della sostenibilità.

Ogni anno, i legislatori italiani producono circa 100-150 nuove disposizioni normative in ambito ambientale. Sebbene questo volume di leggi sia finalizzato a migliorare la protezione dell’ambiente, spesso può creare difficoltà applicative e complicare la comprensione e l’implementazione delle normative, in particolare in un contesto di problemi planetari sempre più gravi.

Un punto di riferimento cruciale per la disciplina italiana è il Testo Unico Ambientale (TUA), il D.L.vo n. 152/2006, che rappresenta la normativa principale del settore e che è stato oggetto di numerose modifiche nel tempo, soprattutto per adeguarsi agli obblighi europei. Tra le modifiche più recenti, si segnala l’adozione delle normative relative all’economia circolare.

Infine, è importante sottolineare che la gestione efficace delle normative ambientali richiede una documentazione accurata e una formazione specifica. Solo con un costante aggiornamento delle conoscenze e con una solida preparazione in materia, sarà possibile adottare un modus operandi che rispetti le normative ambientali e contribuisca a un futuro più sostenibile.

La legislazione ambientale europea

A livello europeo, la politica ambientale si propone di salvaguardare e migliorare la qualità dell’ambiente, proteggendo al contempo la salute umana e promuovendo l’uso razionale delle risorse naturali. Questo approccio non si limita alla gestione delle risorse, ma mira a risolvere in modo concreto le problematiche ambientali, attraverso normative mirate e azioni efficaci.

Un esempio significativo di questa politica è la Direttiva Quadro sulle Acque dell’Unione Europea, adottata nel 2000, che ha rappresentato un approccio pionieristico per la tutela delle risorse idriche, con l’obiettivo di migliorare la qualità di fiumi, laghi, acque sotterranee e costiere. Altre direttive fondamentali includono la Direttiva Uccelli del 1979 e la Direttiva Habitat, che si concentrano sulla protezione della biodiversità, interessando ben 30.000 siti in tutta Europa.

Secondo il Parlamento Europeo, la politica dell’Unione in materia ambientale si basa su principi chiave come precauzione, azione preventiva e correzione alla fonte dei danni causati dall’inquinamento. Un principio fondamentale è quello del “chi inquina paga”, che garantisce che chi causa danni all’ambiente sia responsabile delle riparazioni. I programmi pluriennali di azione per l’ambiente definiscono il quadro per le future azioni in ambito ambientale, integrandosi in strategie orizzontali e nei negoziati internazionali.

Negli ultimi anni, la politica ambientale è stata messa al centro delle politiche dell’UE, con la Commissione Europea che ha introdotto il Green Deal europeo, il principale motore della strategia di crescita economica dell’Unione. Il Green Deal ha l’obiettivo di migliorare il benessere e la salute dei cittadini, con un focus particolare su aspetti fondamentali come la biodiversità, la pulizia dell’acqua, dell’aria e del suolo, il rinnovamento energetico degli edifici, e l’accesso a cibo sano a prezzi economici.

Inoltre, il Green Deal promuove l’innovazione tecnologica ed energetica, il riciclo e il riutilizzo delle risorse, l’efficienza energetica nei trasporti e una maggiore competitività e resilienza dell’industria europea a livello globale. Un altro aspetto importante è la formazione delle competenze professionali necessarie per una transizione ambientale ed economica sostenibile.

Applicazioni pratiche del diritto ambientale

Gli ambiti del diritto ambientale sono molteplici e riguardano vari settori della vita quotidiana e delle attività economiche, con l’obiettivo di proteggere l’ambiente e promuovere uno sviluppo sostenibile.

Gestione dei rifiuti

Il diritto ambientale regola la raccolta, il trattamento, il riciclo e lo smaltimento dei rifiuti. Le normative stabiliscono le procedure per la gestione dei rifiuti solidi, specialmente per quelli pericolosi, e promuovono il riciclo e il riutilizzo dei materiali per ridurre l’impatto ambientale.

Controllo dell’inquinamento

Le leggi ambientali stabiliscono limiti e standard per le emissioni inquinanti nell’aria, nell’acqua e nel suolo. Le aziende e le industrie devono conformarsi a queste normative per ridurre le emissioni di gas serra, i rifiuti industriali e l’inquinamento da sostanze chimiche.

Tutela delle risorse naturali

Il diritto ambientale stabilisce normative per la gestione sostenibile delle risorse naturali, come le acque, i terreni agricoli, le foreste e le risorse minerarie, per evitare il loro sfruttamento eccessivo e garantire la loro conservazione per le future generazioni.

Valutazione dell’impatto ambientale (VIA)

Prima che vengano intrapresi progetti che potrebbero avere impatti sull’ambiente, come la costruzione di infrastrutture o la realizzazione di impianti industriali, le normative richiedono una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Questo processo permette di analizzare e prevenire gli effetti negativi sull’ambiente prima dell’inizio del progetto.

Protezione della biodiversità

Le normative ambientali tutelano gli habitat naturali e le specie protette. Direttive come la Direttiva Habitat e la Direttiva Uccelli dell’Unione Europea stabiliscono la protezione di migliaia di siti e specie in pericolo, vietando attività che possano danneggiare la biodiversità.

Gestione dell’acqua

Le leggi ambientali stabiliscono il controllo dell’inquinamento delle acque e promuovono politiche per una gestione sostenibile delle risorse idriche, assicurando che le acque superficiali e sotterranee siano preservate da contaminazioni industriali e agricole.

Politiche energetiche e cambiamento climatico

Le normative ambientali includono misure per ridurre le emissioni di gas serra e promuovere l’uso di energie rinnovabili, come il solare e l’eolico, nell’ambito della lotta contro il cambiamento climatico. Le politiche energetiche cercano di garantire l’efficienza energetica e la transizione verso fonti energetiche più sostenibili.

Sostenibilità delle costruzioni

Il diritto ambientale regola la costruzione di edifici secondo criteri di sostenibilità, promuovendo l’uso di materiali eco-compatibili, l’efficienza energetica degli edifici e la gestione delle risorse idriche e energetiche in modo responsabile.

Come diventare giurista ambientale

Per diventare un giurista ambientale, è necessario intraprendere un percorso formativo che parta dalla laurea in Giurisprudenza con una successiva specializzazione nel campo del diritto ambientale. Dopo aver conseguito una laurea magistrale, è altamente consigliato proseguire gli studi con un Master in diritto ambientale, che consente di approfondire e acquisire le competenze specifiche per affrontare le sfide legate alla protezione e gestione dell’ambiente.

Un esempio di percorso formativo è il Master online in Diritto Ambientale e Tutela del Territorio offerto da Unicusano. Questo corso si propone di fornire una panoramica completa e dettagliata sui vari aspetti della tutela ambientale, includendo tematiche cruciali come la salvaguardia del suolo, delle acque e del paesaggio, e affrontando con particolare attenzione la questione delle energie rinnovabili in un contesto di sviluppo sostenibile. Inoltre, il master prevede un approfondimento sulla responsabilità per danno ambientale, una materia sempre più rilevante.

Va sottolineato che non è necessario diventare un avvocato per lavorare come giurista ambientale, poiché non è obbligatorio fare praticantato legale e superare l’esame di Stato. Tuttavia, se l’intento è quello di rappresentare i clienti in contenziosi legali, sarà indispensabile ottenere l’abilitazione professionale come avvocato. In ogni caso, le competenze giuridiche specifiche in materia ambientale rimangono fondamentali per svolgere con successo questa professione.

Credits: BiancoBlue/DepositPhotos.com

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