Università | 13 Maggio 2020
Giovani e fase 2: cosa serve per ripartire? I consigli dei docenti Unicusano

Giovani e fase 2: cosa serve per ripartire? I consigli dei docenti Unicusano

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Giovani e fase 2: cosa serve per ripartire? I consigli dei docenti Unicusano

L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha sconvolto radicalmente la nostra quotidianità. La vita universitaria non è stata indenne da questo cambiamento: nelle ultime settimane gli studenti hanno modificato le loro abitudini e il loro approccio alla formazione, sostituendo le attività in presenza con quelle a distanza, con l’ausilio dell’online.

Il ritorno progressivo alla normalità, iniziato con la fase due dell’emergenza, sarà caratterizzato da prudenza e responsabilità, ma anche dalla necessità di ritrovare una serenità che il Covid-19 ha messo a dura prova.

Ecco un’intervista approfondita a cura dei docenti della Facoltà di Psicologia dell’Università Niccolò Cusano. Abbiamo chiesto loro quale sarà il ruolo dell’Università in questa fase due, come affrontare questa “nuova normalità” e come superare gradualmente ansia e preoccupazioni che possono incidere sulla qualità della nostra vita.

La fase 2 e la vita universitaria

La prima parte di questa intervista sarà completamente dedicata al ruolo dell’Università in questa fase due. I nostri docenti risponderanno a tutte quelle domande legate al nuovo rapporto tra studenti e università e scioglieranno i dubbi su come riprendere a studiare anche in condizioni di stress.

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In che modo l’Università sarà parte attiva nella Fase due? In che modo pensate di rimanere accanto agli studenti?

L’idea è quella di mantenere le strategie attuate durante questo periodo. Tutte le attività didattiche (lezioni, videoconferenze, etc.) saranno svolte online consentendo agli studenti di seguire lezioni e svolgere gli esami garantendo una continuità assoluta di tutti i servizi. Inoltre, già a partire dal 16 Marzo 2020, è attivo uno sportello psicologico online a cui tutti gli studenti dell’Unicusano possono accedere gratuitamente. Tale servizio è offerto da un gruppo di professori della Facoltà di Psicologia e rimarrà in funzione per tutta la durata dell’emergenza.

Come cambierà il rapporto degli studenti con l’Università dopo l’emergenza?

I docenti seguono in modo attivo gli studenti nel loro percorso formativo rispondendo quotidianamente alle loro richieste. Riteniamo che gli studenti ci  abbiano sentiti più vicini in questo periodo, probabilmente molto più di quanto sia accaduto per i docenti delle università non telematiche.

Anche la figura del tutor assumerà un ruolo sempre più centrale perché contribuisce in modo essenziale al supporto agli studenti che spesso si rivolgono a loro anche per questioni non strettamente didattiche.

Qual è l’impatto psicologico che la fase due potrebbe avere sugli studenti? In che modo il distanziamento sociale e le nuove regole possono influire sulla vita degli studenti?

Crediamo che prima ancora che di studenti si debba parlare di persone.

La situazione attuale e il suo protrarsi potrebbe determinare delle conseguenze sulle condizioni psico-fisiche delle persone in relazione alle caratteristiche di personalità dell’individuo, ed a questo occorre prestare particolare attenzione anche nel rapporto docente-studente. In termini strettamente didattici, riteniamo che il rapporto docente-studente non sarà in alcun modo intaccato dal distanziamento sociale ed, anzi, nella fase due gli studenti potranno continuare a fruire pienamente dei numerosi strumenti telematici che l’Università Niccolò Cusano mette loro a disposizione.

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Il clima di incertezza potrebbe portare gli studenti a vivere un vero e proprio stress post traumatico. Ci sono dei consigli utili per gestire ansia e preoccupazioni?

Come dicevamo, i fattori che possono determinare conseguenze di rilievo nella sfera psicologica sono diversi e includono anche caratteristiche e modalità di funzionamento cognitivo-comportamentali che fanno parte della personalità dell’individuo. Una strategia utile potrebbe essere quella di concentrarsi sul “qui e ora” mantenendo l’attenzione sulla quotidianità e traendo beneficio dalle gratificazioni connesse ai risultati raggiunti. Inoltre, il prendersi cura della propria vita personale, avendo il tempo di dedicarsi agli hobby, potrebbe essere una risorsa per gestire le preoccupazioni legate al futuro.

Ricollegandoci all’argomento, come pensate che questo influisca sulla produttività e la concentrazione degli studenti? Ci sono delle buone pratiche da seguire per rimanere concentrati?

La situazione complessa che sta investendo il Paese può condizionare in modo significativo la concentrazione e la produttività degli studenti anche a causa dei cambiamenti nella gestione della vita quotidiana (ad esempio, la gestione condivisa degli spazi con i famigliari).

In particolare, l’emergenza dovuta al Covid-19, ha reso ancor più attuali le evidenze scientifiche sull’effetto di eventi che possono comportare un alto livello di stress. Le ricerche degli ultimi due decenni hanno identificato come gli ormoni e i neurotrasmettitori rilasciati durante e dopo un evento associato ad elevati livelli di stress siano importanti modulatori dei processi di apprendimento e, quindi, dell’efficienza della memoria, con implicazioni di potenziale rilievo nei contesti educativi.

Livelli eccessivi di stress possono, infatti, compromettere il consolidamento e il recupero del memorandum, comportando, ad esempio, il rischio di non riuscire a sostenere gli esami. Prendendo in considerazione queste intuizioni della psicologia e delle neuroscienze, e tenendo presente che non esistono ricette pronte all’uso ma esistono solo linee guida, indicazioni e orientamenti utili, una strategia, che si può applicare, anche con l’aiuto delle piattaforme di interazione online, è il lavoro in gruppi.

Dunque dal punto di vista più ampio di benessere psicologico individuale quello che suggeriamo ai nostri studenti, ed in particolare a coloro che hanno fatto richiesta di supporto psicologico in questo senso, è di mantenere ritmi scanditi da micro obiettivi relativi alla quotidianità, in cui rientrano anche gli obiettivi formativi degli studenti. A tale riguardo, importante è partecipare alle attività proposte quotidianamente dai docenti di riferimento attraverso la piattaforma. In termini produttivi sarebbe, quindi, utile ritagliarsi dei tempi e degli spazi che siano metodicamente dedicati allo studio e alla condivisione con colleghi e docenti.

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La fase due e l’approccio degli italiani alla “nuova quotidianità”

Nella prima parte della nostra intervista abbiamo parlato degli strumenti che l’Università ha messo a disposizione per facilitare l’apprendimento e consolidare il legame di vicinanza tra docenti e studenti.

In questa seconda parte dell’intervista, i nostri docenti risponderanno ad alcune domande sulla portata psicologica del lockdown e su cosa possiamo aspettarci in questa fase due.

 

Che cos’è il disturbo post traumatico da stress e come si manifesta?

Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) è un disturbo altamente complesso che si caratterizza per lo sviluppo di sintomi tipici che seguono l’esposizione a uno o più eventi traumatici.

Il PTSD si manifesta in modo variabile e con caratteristiche diverse a seconda della fascia di età della persona. Gli eventi traumatici possono essere di diverso tipo (ad es., guerre, aggressione fisica, abuso psicologico e/o fisico, rapimento, disastri naturali, gravi incidenti etc.) e possono essere vissuti in prima persona o come testimone.

Il disturbo può avere forme di gravità diversa a seconda della storia clinica della persona, del tempo di esposizione all’evento (o agli eventi) e dalla gravità dell’evento traumatico.

Il PTSD si manifesta con sintomi intrusivi associati all’evento (ad es., ricordi ricorrenti, spiacevoli dell’evento), con sogni ricorrenti e spiacevoli collegati al trauma, con reazioni dissociative, con manifestazioni fisiche e con sofferenza psicologica prolungata in tutte quelle situazioni che possono essere associate all’evento traumatico.

La persona con PTSD può sviluppare comportamenti di evitamento di tutte quelle situazioni che possono ricordare il trauma e, allo stesso tempo, possono sviluppare pensieri ed emozioni negative (ad es., difficoltà a ricordare l’evento, sentimenti di colpa, riduzione dell’interesse, difficoltà nel provare emozioni positive, comportamenti di distacco dalla vita di tutti i giorni, etc.) e possono presentare modificazioni significative dell’arousal (ossia uno stato di attivazione e reattività del sistema nervoso, che avviene in risposta a stimoli interni o esterni) e aumento della reattività con atteggiamenti come crisi di rabbia, comportamento spericolato e autodistruttivo, ipervigilanza, difficoltà di concentrazione e difficoltà nel ritmo sonno veglia. In età evolutiva la sintomatologia presenta caratteristiche diverse quali, solo per citare alcuni sintomi, difficoltà nel sonno, ritiro sociale, scarso interesse per attività ludiche e gioco di risperimentazione.

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La depressione è la “malattia della modernità”. Gli italiani non saranno più gli stessi dopo la quarantena?

Sicuramente questa situazione porterà a delle conseguenze che noi esperti del settore stiamo tenendo in considerazione e monitorando dall’inizio del lockdown.

L’isolamento e la reclusione forzata potrebbero portare ad un incremento di sintomatologie che potremmo definire “sommerse”. I cambiamenti nello stile di vita si protrarranno per mesi anche dopo la riapertura e durante la “fase 2”. Per questo è importante che le Istituzioni tengano conto in modo complessivo dell’emergenza sanitaria connessa al Covid-19 per includere l’emergenza psicologica che potrebbe riguardare molti cittadini.

Dopo il 4 maggio prevarrà il sollievo per la fine della quarantena o l’ansia per come affrontare un futuro incerto?

Dopo il 4 maggio, le emozioni provate dalla popolazione italiana potrebbero essere caratterizzate da una forte ambivalenza. Da un lato, il senso di sollievo, relativo ad un maggior grado di libertà. Dall’altro lato, l’ansia dovuta alla necessaria convivenza con il virus che ha modificato le nostre abitudini comportamentali, così come le relazioni sociali nei vari contesti.

Assisteremo probabilmente ad atteggiamenti differenti da parte di adulti e bambini nei confronti della vita relazionale, che potrebbero oscillare tra il desiderio di condivisione e vicinanza ed il timore del contagio che può condizionare la progettualità a lungo termine.

Primi studi sugli effetti psicologici del Covid-19

Una ricerca internazionale condotta da Open Evidence e pubblicata dal Corriere della Sera ha voluto sondare l’impatto dell’emergenza Covid-19 su salute, status socio-economico, situazione psicologica, shock, comportamenti effettivi e futuri in Italia, Spagna e Regno Unito.

Secondo gli intervistati, il governo oltre a contenere il contagio dovrebbe anche concentrare i propri sforzi su come evitare una crisi economica e spiegare ai cittadini in modo chiaro come sta pianificando l’uscita dall’emergenza.

I risultati dell’indagine sulla salute psicologica mostrano come in Italia il 59% si è sentito depresso con una certa frequenza e solo il 41% del campione ha dichiarato di non essersi mai sentito depresso (in Spagna 33% vs. 67%, nel Regno Unito 43% vs. 57%).

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GRAFICO – “Quante volte ti sei sentito in uno dei seguenti stati d’animo negli ultimi 7 giorni? Mi sono sentito depresso o senza speranza per il futuro”: la maggior parte del tempo (5-7 giorni); per un discreto periodo di tempo (3-4 giorni); qualche volta (1-2 giorni); raramente o mai (meno di un giorno).

Essere disoccupati, vivere con più persone, avere a casa bambini/ragazzi in età scolare, avere subito un evento stressante (es. licenziamento o chiusura attività), e la perdita di guadagno sono fattori che aumentano i rischi di salute mentale ed hanno una correlazione positiva con lo stress psicologico.

I risultati dell’indagine sono stati proiettati sulla popolazione e, come si vede dal secondo grafico, la percentuale a rischio è del 41% in Italia, del 46% in Spagna e del 41% nel Regno Unito.

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Il coronavirus cambierà per sempre il nostro modo di rapportarsi all’altro? Come vivremo questa nuova socialità?

Il coronavirus avrà, probabilmente, un forte impatto a livello psico-sociale sia per i bambini sia per gli adulti.

Le relazioni sociali, soprattutto nella quotidianità, saranno (almeno per i primi tempi) ridotte e incentrate sulla cautela e la paura di contrarre il virus o di essere fonte di contagio. L’essere umano è, per sua natura, un essere sociale ed è spinto a creare relazioni e confrontarsi con l’altro ma, almeno in una fase iniziale, è possibile che prevalga una tendenza ad inibire tale spinta naturale per favorire lo sviluppo di comportamenti di preservazione e tutela.

Quello che spaventa, maggiormente, sono le ridotte conoscenze sul Covid-19 (in quanto nuovo) e sulle ricadute future. Su queste paure incidono alcuni dati oggettivi quali il tasso di di letalità che si sta rivelando particolarmente elevato in Italia, la mancanza di un vaccino ed i tempi incerti per la sua formulazione, la gravità dei sintomi in molte delle persone risultate positive al virus Covid-19. Queste incertezze renderanno, con tutta probabilità, complesso il ripristino di una socialità naturale come era vissuta in epoca pre Covid-19.

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Gli autori dei contributi

Ringraziamo i docenti della Facoltà di Psicologia dell’Università Niccolò Cusano. In particolare, hanno offerto il proprio contributo:

Alberto Costa

Psicologo e psicoterapeuta, Professore Associato di Psicologia Generale presso l’università degli studi Niccolò Cusano – Telematica Roma e responsabile del Laboratorio di Neuropsicologia Traslazionale presso L’IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma. La sua attività di ricerca è prevalentemente incentrata sullo studio dell’architettura funzionale dei processi cognitivo-affettivi e dei relativi correlati neurobiologici e sulla valutazione e riabilitazione dei disturbi cognitivo-comportamentali nelle sindromi neurologiche, con particolare riferimento alla malattia di Parkinson.
È autore e coautore di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali peer-reviewed.

Nicoletta Vegni

Psicologa e psicoterapeuta, ricercatrice a tempo determinato presso l’Università Niccolò Cusano, titolare dell’insegnamento di Psicologia Clinica e Psicologia della Personalità presso la Facoltà di Psicologia.
Senior Lecturer e Associate Dean della Facoltà di Psicologia presso la NCIUL di Londra.
È autrice e coautrice di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali peer-reviewed.

Claudia Prestano

Psicologo, Psicoterapeuta, Professore Associato di Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi Niccolò Cusano – Telematica Roma e Responsabile dell’Area Consulenza, Sostegno Psicologico e Psicoterapia del Centro di Ricerca e Clinica dell’Università degli Studi Niccolò Cusano.
È autrice e coautrice di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali peer-reviewed.

Caterina D’Ardia

Medico Specialista in Neuropsichiatria Infantile, Dottore di Ricerca in Neuroscienze cliniche e sperimentali.
Ricercatore a tempo determinato in Psicologia dello Sviluppo, presso l’università degli studi Niccolò Cusano – Telematica Roma.
Svolge attività di ricerca, incentrata soprattutto sui Disturbi dello Sviluppo in età evolutiva, presso il Centro di Ricerca e Clinica dell’Università degli Studi Niccolò Cusano.
È autrice e coautrice di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e su riviste internazionali peer-reviewed.

Calogero Lo Destro

Psicologo e ricercatore a tempo determinato presso l’Università Niccolò Cusano, titolare dell’insegnamento di Psicologia Sociale presso la Facoltà di Psicologia.
Svolge attività di ricerca, principalmente in contesti organizzativi, focalizzando la sua attenzione sulle determinanti della performance, del benessere, della motivazione e del commitment.
È autore e coautore di pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali peer-reviewed.

Francesco M. Melchiori

Ricercatore a tempo determinato presso la facoltà di Psicologia l’Università Niccolò Cusano, titolare degli insegnamenti di Psicometria e  di Tecniche di ricerca ed analisi dei Dati.
Svolge attività di ricerca, principalmente in contesti di intervento psico-pedagogici, focalizzando la sua attenzione sui modelli di misurazione e validazione dei test psicologici.
È autore e coautore di pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali peer-reviewed.
 

FONTI ADDIZIONALI:

Corriere della Sera, Open Evidence – spin-off of Universitat Oberta de Catalunya (UOC) in collaborazione con BDI- Schlesinger Group e con ricercatori di diverse università – link: https://www.corriere.it/cronache/20_maggio_06/studio-effetti-covid-19-ab1feb28-8efb-11ea-8162-438cc7478e3a.shtml

 

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