Geopolitica e futuro. All’Unicusano è in scena una conferenza internazionale su quello che potrebbe essere il mondo del domani. Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas? Dalle questioni matematiche della teoria del caos, alle disquisizioni socioculturali che sono oggetto di studio della geopolitica il passo è breve e la risposta appare scontata: sì. Soprattutto oggi.
Non era mai accaduto prima che le varie parti del pianeta fossero state tanto avvicinate le une alle altre dal processo di globalizzazione, dalla rapidità e dall’intensità della comunicazione, dalle informazioni, dallo scambio di pareri, dall’omologazione delle meccaniche di produzione a mano a mano che si allarga l’area dello sviluppo.
La portata della conferenza internazionale che si svolge nella sede centrale dell’Università Niccolò Cusano dal primo al quattro settembre è geo-politica e geo-economica, con una lettura interdisciplinare che cerca di illuminare le zone d’ombra legate alle dinamiche che porteranno alla realizzazione del mondo che verrà.
Si discute di un pianeta globalizzato che sta attraversando un lungo periodo di crisi e delle modalità che potrebbero portare fuori dal tunnel la nostra economia. Si evidenziano problemi impellenti e spesso trascurati, quali le risorse, materiali e umane, l’ambiente e gli scenari geopolitici, che caratterizzano Europa, Africa, Asia e America.
Per avere consapevolezza di esistere in una “Società mondiale“, dove risorse e rischi sono globali, ovvero in cui il rischio trascende i confini territoriali e politici. Per questo, la geopolitica, rappresenta una possibilità che politici, leader, giornalisti, diplomatici, storici e semplici cittadini che desiderino conoscere davvero ciò che accade attorno a loro dovrebbero essere in grado di utilizzare, interpretare e comprendere.