L’avvento dell’era digitale ha portato con sé una nuova forma di sfida per la salute mentale: il gaming disorder, o disturbo da gioco. Con l’ampia diffusione dei videogiochi e delle tecnologie digitali, sempre più persone, soprattutto giovani, sono esposte a questo disturbo che può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana, sia dal punto di vista fisico che mentale.
In questo articolo, esploreremo nel dettaglio cos’è il gaming disorder, le sue cause, i sintomi riconoscibili e le possibili soluzioni per affrontare questa problematica emergente. Scopriremo come identificare i segnali di allarme, le strategie per prevenire il disturbo e le opzioni di trattamento disponibili.
Che cos’è il gaming disorder?
Il “gaming disorder” è una condizione riconosciuta dalla World Health Organization (WHO) come una forma di dipendenza comportamentale legata al gioco. Si tratta di un disturbo che si manifesta quando una persona ha una compulsione incontrollabile a giocare ai videogiochi, mettendo il gioco al di sopra di altri aspetti della vita quotidiana, come il lavoro, lo studio, le relazioni personali e la salute.
Per essere diagnosticato con il gaming disorder, secondo la classificazione della WHO, devono essere soddisfatti almeno tre criteri principali:
- perdita di controllo: la persona non riesce a controllare il tempo trascorso a giocare, aumentando progressivamente la quantità di tempo dedicata ai videogiochi;
- priorità al gioco: il gioco diventa la priorità principale nella vita del soggetto, spesso a scapito di altri impegni e responsabilità;
- continuazione nonostante le conseguenze negative: la persona continua a giocare anche quando ciò porta a problemi significativi nelle aree personali, sociali, lavorative o fisiche.
Il gaming disorder può avere gravi impatti sulla salute mentale e fisica delle persone affette. Può causare isolamento sociale, disturbi del sonno, disfunzioni cognitive e comportamenti autodistruttivi. È importante notare che non tutti i giocatori sviluppano il gaming disorder, ma quando questa condizione si verifica, è fondamentale cercare aiuto da professionisti della salute mentale per la gestione e il trattamento del disturbo.
Quante persone soffrono di gaming disorder?
I dati provenienti da un campione di 89.000 adolescenti, con un’età compresa tra i 15 e i 16 anni, provenienti da 30 Paesi europei, rivelano che uno su cinque di questi ragazzi è a rischio elevato di sviluppare un problema legato all’uso eccessivo dei videogiochi. Questi dati sono emersi da uno studio condotto da una collaborazione di centri internazionali, tra cui il CNR di Pisa e l’Università di Padova, e sono stati pubblicati nella rivista scientifica “Addiction”. L’indagine si è concentrata su come fattori individuali, sociali e ambientali possano influenzare il rischio di problematiche legate al gioco nei giovani europei, mettendo a repentaglio la loro salute e portandoli a allontanarsi dalla scuola e dalle relazioni affettive.
Stando a questo report, in Europa in media uno su cinque adolescenti è a rischio di sviluppare un uso problematico dei videogiochi durante l’adolescenza. Sebbene questo fenomeno sia più comune tra i ragazzi, non è escluso che anche le ragazze possano esserne coinvolte. In Italia, la percentuale di giovani a rischio è leggermente superiore alla media europea, con circa il 24% del campione analizzato.
Questo tipo di utilizzo “problematico” dei videogiochi implica che durante il corso di una giornata, i giovani destinano un tempo eccessivo ai videogiochi, a discapito delle amicizie tradizionali, dell’attività sportiva e addirittura degli impegni scolastici e dello studio.
Lo studio condotto dal Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova ha identificato due fattori chiave associati a questo disturbo: il ruolo della famiglia e l’importanza delle politiche di protezione sociale. L’indagine ha dimostrato chiaramente che il sostegno emotivo della famiglia svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione del fenomeno del gaming e del suo impatto negativo sui giovani.
Quali sono le cause del gaming disorder?
La comprensione delle cause sottostanti allo sviluppo del gaming disorder è una sfida complessa, simile ad altri disturbi e dipendenze. Numerose ricerche hanno contribuito a identificare una serie di fattori di rischio, che possono essere suddivisi in tre categorie: fattori individuali, ambientali e neurobiologici (Macur et al., 2021).
Tra i fattori di rischio individuali, rientrano:
- Genere ed età: l’IGD è più comune tra adolescenti e giovani adulti di sesso maschile.
- Impulsività.
- Nevrosi.
- Bassa coscienziosità.
- Bassa estroversione e tendenza al ritiro sociale.
- Limitato autocontrollo.
- Presenza di ansia e depressione.
- Vulnerabilità emotiva di base.
- ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività).
- Esperienze di fenomeni dissociativi.
Nel contesto familiare, sono emersi fattori di rischio significativi, come:
- Correlazioni tra esperienze avverse durante l’infanzia e lo sviluppo del gaming disorder.
- Uno stile di attaccamento insicuro può contribuire allo sviluppo della dipendenza da videogiochi.
Dal punto di vista dei fattori di rischio neurobiologici, è stato osservato:
- Alterazioni nel funzionamento di specifiche aree cerebrali, tra cui il “circuito della ricompensa” e il circuito striatale frontale, che sono coinvolti nella capacità di inibire le risposte comportamentali.
- Alterazioni nella produzione di neurotrasmettitori, in particolare la dopamina, sono state associate al gaming disorder.
Quali sono i sintomi del gaming disorder?
Le conseguenze del gaming patologico includono una serie di sintomi emotivi e fisici a cui bisogna prestare attenzione. Nella prima categoria rientrano cali dell’umore; depressione; ansia e pensieri ossessivi e incontrollabili legati ai videogiochi.
Per quanto riguarda i sintomi fisici, le persone affette da gaming disorder possono sperimentare sintomi fisici gravi, come l’abbandono delle necessità fisiologiche essenziali per la sopravvivenza, come il sonno, a favore del gioco, con conseguente impatto sulla quantità e qualità del sonno, oppure la mancanza di cibo o ritardi nei pasti per evitare di perdere tempo giocando. A ciò va aggiunta l’emicrania dovuta a intensa concentrazione o affaticamento degli occhi e la sindrome del tunnel carpale causata dall’uso eccessivo di un controller o del mouse del computer
Come prevenire e curare il gaming disorder?
Non è detto che un breve periodo di cambiamenti o occasionali sintomi siano riconducibili al gaming disorder. Spesso, l’adolescenza può essere caratterizzata da fasi di introversione e isolamento temporaneo.
Tuttavia, è altrettanto importante prevenire il problema o affrontare i primi segnali: la prevenzione è sempre preferibile alla cura. Anche se il campo della dipendenza dai videogiochi è ancora relativamente nuovo per sociologi e psicologi, ci sono alcune regole di base dettate dal buon senso che possono essere applicate all’interno della famiglia, specialmente dai genitori. Pur essendo disponibili molte guide e modelli comportamentali per i genitori, possiamo riassumere queste regole in poche linee guida:
- Impostare limiti di tempo per il gioco. È utile stabilire un limite giornaliero o settimanale per il tempo trascorso a giocare utilizzando strumenti come il filtro famiglia o il controllo parentale. È importante essere decisi e non cedere alle proteste o alle resistenze.
- Partecipare ai momenti di svago. Giocare con i propri figli è importante, e partecipare anche ai videogiochi con loro può aiutare a mettere in luce gli aspetti sociali del gioco.
- Riempire il tempo con attività alternative. È importante offrire ai ragazzi alternative al videogioco, come attività extracurriculari, sport o hobby. Mantenere il loro tempo occupato con attività significative è fondamentale.
- Vietare l’uso di apparecchi elettronici in camera da letto. Evitare che i dispositivi elettronici, compresi i videogiochi, siano utilizzati nelle stanze da letto e preferibilmente tenerli in spazi comuni dove è possibile supervisionare l’uso.
Se si riconoscono alcuni dei sintomi elencati in precedenza, non c’è motivo di allarmarsi eccessivamente. Il processo di recupero è reversibile, anche se richiede impegno e sacrificio. Il primo passo consiste nel cercare di cambiare le abitudini di vita, riducendo il tempo dedicato ai videogiochi, cercando nuovi interessi e affrontando sfide quotidiane senza paura.
Tuttavia, se il problema sembra radicato e difficile da gestire da soli, è importante rivolgersi a uno psicologo o a uno specialista per ricevere l’aiuto e il supporto necessari.
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