Disabilità e discriminazioni nel 2024: l’Italia è un paese inclusivo?
La nuova infografica di Unicusano sulla disabilità in Italia analizza le difficoltà a cui vanno incontro le persone disabili e fa luce sulle discriminazioni ancora oggi attuali.
Nel 2024, la società affronta ancora grandi sfide legate all’inclusione delle persone con disabilità. I numeri parlano chiaro: in Italia, circa 13 milioni di persone vivono con una qualche forma di disabilità, di cui oltre 3 milioni in condizioni gravi. A livello europeo, la percentuale di disabili raggiunge il 27%, ovvero 101 milioni di persone. Eppure, queste persone si trovano spesso ai margini, vittime di barriere fisiche, culturali e sociali che limitano la loro piena partecipazione alla vita quotidiana.
Il mondo del lavoro è un esempio emblematico. In Italia, solo il 32,5% delle persone con disabilità in età lavorativa ha un impiego, contro una media nazionale del 58,9%. La disoccupazione tra i disabili è al 20%, quasi il doppio rispetto all’11,3% della popolazione generale. Questi numeri sono accompagnati da discriminazioni dirette (esclusione esplicita) e indirette (barriere sistemiche, come la mancanza di accessibilità), che si riflettono non solo nelle difficoltà di trovare lavoro ma anche nelle condizioni di impiego. Tuttavia, il panorama non è uniforme: in Francia e Germania, per esempio, esistono percentuali obbligatorie di assunzione per i disabili nelle aziende, mentre in Italia il sistema di quote può essere bypassato attraverso sanzioni economiche.
Le donne con disabilità affrontano una discriminazione ancora più marcata. Solo il 49% di loro ha un lavoro retribuito, mentre il 70% degli inattivi tra i disabili sono donne. Il rischio di violenza è drammaticamente alto: il 36% delle donne disabili in Italia ha subito almeno una forma di violenza fisica o psicologica, un dato che sottolinea quanto vulnerabilità e marginalizzazione siano intrecciate.
Anche l’istruzione riflette questa disparità. Molti studenti con disabilità non ricevono il supporto necessario: il numero di ore di sostegno spesso non è sufficiente, e le infrastrutture scolastiche non sono adeguatamente accessibili. Questa situazione si estende alla vita quotidiana. I musei, i trasporti pubblici e molte attività ricreative rimangono inaccessibili a una parte significativa della popolazione, perpetuando un senso di esclusione e isolamento.
Il pregiudizio è un altro ostacolo insidioso. Da quello che infantilizza le persone disabili a quello che le vede come “speciali” e quindi distanti, i pregiudizi influenzano la percezione e il trattamento di chi ha una disabilità. Questi atteggiamenti non solo limitano le opportunità, ma contribuiscono a problemi psicologici come depressione, ansia e bassa autostima.
Nonostante le difficoltà, esistono esempi di inclusione che mostrano la strada. A livello istituzionale, il G7 Inclusione e Disabilità 2024 ha portato all’adozione della Carta di Solfagnano, che identifica otto priorità per l’inclusione, tra cui l’accessibilità universale e il lavoro inclusivo.
Ma cosa possiamo effettivamente fare? Il cambiamento inizia da ciascuno di noi. È fondamentale promuovere una cultura inclusiva, abbattere i pregiudizi e supportare attivamente le persone con disabilità. Le aziende possono implementare processi di selezione più inclusivi, garantendo che gli annunci di lavoro e gli ambienti lavorativi siano accessibili. Le istituzioni devono aumentare i fondi per i servizi, anziché concentrarsi solo sui trasferimenti monetari.
Creare una società realmente inclusiva richiede impegno, consapevolezza e azioni concrete. Ogni passo avanti – che sia un lavoro dignitoso, una scuola più accessibile o un museo senza barriere – non è solo un diritto per le persone con disabilità, ma un progresso per tutti.
Infografica a cura dell’Ufficio Marketing dell’Università Niccolò Cusano
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