Individuare le cause di diffusione di una malattia è il punto di partenza per poter attuare gli interventi più efficaci atti a prevenirla; ecco perché, oggi più che mai, sapere come diventare epidemiologo significa avere la possibilità di lavorare in un ambito che promette buone prospettive occupazionali, oltre che le gratificazioni derivanti dalla consapevolezza di svolgere un lavoro fondamentale per l’umanità.
Per quanto si tratti di una professionalità che ricopre un ruolo importantissimo per ciò che concerne il miglioramento della salute della popolazione, non tutti sanno quali sono le mansioni che svolge e quali sono le prospettive lavorative nel nostro Paese.
Nel corso di questo post analizzeremo la figura dell’epidemiologo, l’attività che svolge e il percorso di studi più idoneo per diventare un esperto in materia di epidemiologia.
Cosa fa un epidemiologo
Per comprendere a fondo la professionalità, le mansioni e le responsabilità di un epidemiologo è necessaria una breve panoramica sulla disciplina oggetto della sua specializzazione, l’epidemiologia.
Partiamo dalla definizione riportata sul sito di Wikipedia:
“L’epidemiologia è la disciplina biomedica che studia la distribuzione e la frequenza delle malattie ed eventi di rilevanza sanitaria nella popolazione.
Avvalendosi della statistica, collabora con altre discipline come la medicina preventiva e clinica, la demografia, la sociologia. Si occupa di analizzare le cause, il decorso e le conseguenze delle malattie.”
Si tratta di una scienza antica, che affonda le sue origine ai tempi dei Greci, quando il medico Ippocrate supponeva l’esistenza di un legame tra i fattori ambientali e lo sviluppo delle malattie.
L’epidemiologia moderna, sotto la spinta del progresso scientifico, è chiaramente cambiata; gli studi, oggi, non si focalizzano soltanto sull’osservazione delle grandi epidemie o sulle malattie trasmissibili ma si rivolgono anche a quelle patologie non trasmissibili come ad esempio i tumori e le malattie cardiovascolari.
In sostanza oggi si va ben oltre i soli fattori ambientali.
A questo punto si potrebbe pensare che la disciplina si limiti all’osservazione e alla descrizione di un fenomeno, risultando quindi poco pratica.
La realtà è però ben diversa.
Grazie agli studi epidemiologici è possibile individuare e applicare modelli di prevenzione in grado di contrastare la diffusione di alcune patologie.
La scienza lavora in sinergia con la medicina preventiva e clinica.
La figura esperta in materia è l’epidemiologo, un medico specializzato in epidemiologia.
L’epidemiologo studia la distribuzione di una malattia in un determinato luogo e/o all’interno di una specifica popolazione.
Il luogo può avere dimensioni più o meno ampie: una nazione, un paese, una città o un contesto più piccolo come ad esempio un’area industriale.
Per quanto riguarda invece i soggetti, lo studio può concentrarsi, a seconda dei casi, su categorie specifiche di individui, ad esempio i bambini, le persone che svolgono una determinata attività, o ancora quelle che osservano un particolare regime alimentare.
Attraverso un’accurata analisi dei vari fattori che riguardano la malattia presa in esame l’epidemiologo riesce a individuare le possibili cause e quelli che potrebbero essere i fattori di rischio.
L’epidemiologo lavora quindi a stretto contatto con i dati, analizzati per determinare proporzioni, tassi, incidenze ecc.
La statistica e i relativi strumenti rappresentano il fulcro intorno al quale ruota l’attività di un professionista.
Il suo compito non si esaurisce nell’osservazione del fenomeno; al contrario continua nel passaggio successivo e più importante che consiste nell’identificare i fattori di rischio che determinano la patologia.
Prima di concludere la descrizione della professionalità è d’obbligo una precisazione.
La figura dell’epidemiologo viene comunemente confusa con quella del virologo.
Per molti, soprattutto per i non addetti ai lavori, si tratta di due sinonimi per identificare il medesimo profilo.
Pur essendoci delle similitudini esistono sostanziali differenze che riguardano sia la specializzazione che le finalità lavorative.
Il virologo studia le caratteristiche biologiche e molecolari dei virus per cui si concentra sull’identificare le cure più efficaci per contrastare gli effetti.
L’epidemiologo, invece, analizza il comportamento del virus per ciò che concerne la distribuzione e la frequenza di eventi di rilevanza medica nella popolazione.
È chiaro che le due professionalità svolgono azioni complementari.
Dove lavora
Alla luce di quanto fin qui detto è piuttosto evidente che l’epidemiologo svolge prevalentemente attività di studio e ricerca.
La professionalità può essere quindi richiesta sia in ambito pubblico, presso le aziende del sistema sanitario, e sia in ambito privato e presso le università.
Ottime prospettive si registrano anche all’estero.
Quanto guadagna
Individuare una stima precisa relativa alla retribuzione dell’epidemiologo non è affatto semplice in quanto sono tantissime le varianti che intervengono nella definizione della cifra.
Lo stipendio di un esperto in epidemiologia, quindi di un epidemiologo, varia innanzitutto in base al settore in cui lavora.
Gli stipendi cambiano a seconda se si tratta del settore pubblico o di quello privato.
Chiaramente anche le dimensioni dell’azienda per la quale lavora un professionista influiscono sulle cifre.
Un’altra variabile importante che incide sulla retribuzione mensile di un epidemiologo è l’esperienza.
Un profilo junior con poca esperienza, o un neolaureato che si affaccia al settore per la prima volta, percepisce una retribuzione nettamente inferiore a quella di un profilo senior.
Nell’ambito dell’epidemiologia gli anni di esperienza rappresentano un fattore che incide in maniera importante sullo stipendio.
Ancora diverso il discorso per chi sceglie di spostarsi all’estero, dove le soglie retributive diventano ancora più interessanti.
Studi e requisiti per diventare epidemiologo
La professionalità di un epidemiologo unisce conoscenze mediche a competenze statistiche per cui richiede una preparazione multidisciplinare.
Il know how di un professionista include conoscenze che afferiscono l’epidemiologia descrittiva, analitica e sperimentale alle quali affiancare competenze che riguardano le basi della statistica e l’analisi dei dati.
Altrettanto indispensabili le competenze informatiche.
Pur essendo una figura importantissima nell’ambito della prevenzione, in Italia attualmente non esiste il titolo di epidemiologo; per quanto riguarda l’aspetto della formazione, la professione non è regolamentata a livello normativo per cui non esiste una laurea specifica.
Dal momento che l’epidemiologo è fondamentalmente un medico, il punto di partenza è il conseguimento di una laurea in medicina.
Il percorso ideale prosegue con una specializzazione in Igiene e medicina preventiva.
Un ulteriore possibile strada è identificabile nella specializzazione in statistica medica.
In generale tutti i master post-laurea che trattano argomenti correlati all’epidemiologia e alla statistica possono rivelarsi utili per acquisire un know how di taglio pratico spendibile nell’ambito dello studio delle epidemie
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