Il tasso di abbandono nelle università italiane è altissimo. Il fenomeno è piuttosto vistoso soprattutto all’inizio del corso di laurea, con il 18,1% delle matricole degli atenei statali che non si iscrive al secondo anno. Il dato, diffuso dal Miur, si riferisce all’anno 2008-2009 e fotografa una situazione preoccupante all’interno della quale 20 studenti su 100 lasciano l’università prima di laurearsi. Per capire meglio le origini di questo fenomeno abbiamo intervistato Valentina Ardito, coordinatrice dell’ufficio di consulenza didattica dell’Università degli studi N. Cusano-Telematica Roma. Abbandono universitario, una piaga che si giustifica solamente con lo scarso supporto che le università forniscono ai nuovi iscritti?
«Il più delle volte è così. Lo studente che approccia per la prima volta al mondo dell’università risente di una mancanza di punti di riferimento che nella maggior parte dei casi si esplicita con un senso di sconforto e disorientamento. Noi consulenti dell’UniCusano ci mettiamo nei panni delle matricole, anche perché siamo stati noi stessi delle matricole e sappiamo bene quali ostacoli si incontrano e come si possono superare».
Come funziona il sistema della consulenza didattica all’UniCusano?
«Io, insieme al Dott. Matteo Maria Vecchi, coordino un gruppo di 10 consulenti che si mettono a completa disposizione degli studenti, dall’atto dell’iscrizione e fino alla laurea. Un nuovo iscritto all’UniCusano riceve nel giro di 48 ore le chiavi di accesso alla piattaforma e-learning attraverso la quale studierà, contestualmente, oltre ad una lettera di benvenuto corredata da un vademecum orientativo, riceverà una telefonata da uno dei nostri consulenti. Durante il primo contatto si cerca di capire quali esigenze e quali impegni ha l’iscritto e sulla base di ciò gli si ritaglia un percorso di studi personalizzato che gli consenta di studiare e sostenere esami non rinunciando mai alla sua volontà di ambire al massimo risultato».
Lo studente UniCusano ha modo di essere in continuo contatto con voi consulenti attraverso il telefono, la chat, la piattaforma ma anche utilizzando i social network. La funzione del consulente didattico è circoscritta alla sola area didattica?
«In realtà no. Affrontiamo ogni giorno diversi casi in cui ci troviamo ad essere più motiva tori che altro. Gli studenti spesso si scoraggiano, perdono facilmente di vista l’obiettivo finale ed è in quei momenti che il nostro supporto diviene più strettamente psicologico e anche questa è un attitudine importante che il consulente didattico deve possedere».
Come seguite concretamente lo studente durante il suo percorso? Quando lo contattate e perché?
«Inizio col dire che dopo i primi contatti preferiamo essere chiamati in causa. Spesso gli studenti sono lavoratori e non possono rispondere al telefono durante l’orario di ufficio, oppure sono in palestra o fare una passeggiata. Per questo motivo siamo noi che ci mettiamo in condizione di essere sempre reperibili durante tutto il giorno. Quando ci troviamo a telefonare ad uno studente i motivi sono principalmente questi: o ravvisiamo lo scarso rendimento negli ultimi mesi, oppure le assenze ripetute agli esami, o ancora le bocciature frequenti e ripetute sullo stesso esame. In questi casi siamo noi a muovere il primo passo verso lo studente in difficoltà».
L’ultima innovazione che avete introdotto nell’ambito della consulenza didattica?
«Stiamo strutturando un corso che interesserà tutti gli iscritti senza distinzione di percorso di studi. Si intitolerà “Come si scrive una tesi di laurea”. Può sembrare banale ma da un’analisi approfondita che abbiamo condotto la tesi di laurea, che potrebbe rappresentare l’ultimo atto, più formale che altro, di un percorso accademico, è in realtà un ostacolo spaventoso per chi non ha mai scritto organicamente un elaborato di questa importanza. Il corso non è ancora attivo ma abbiamo già avuto decine e decine di segnalazioni di laureandi in cerca di aiuto. Aiuteremo tutti, come facciamo sempre».
Alessio Moriggi