L’introduzione dei 60 CFU per insegnare rappresenta una significativa innovazione nel panorama dell’istruzione italiana. Questa riforma, inserita nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), mira a rivoluzionare le regole per la formazione iniziale e continua degli insegnanti. Rispetto ai precedenti 24 CFU, i 60 CFU rappresentano un cambiamento fondamentale che influenza l’accesso alla professione di docente e i percorsi formativi necessari.
Questo articolo esplorerà le principali differenze tra i vecchi 24 CFU e i nuovi 60 CFU, analizzando le implicazioni per gli aspiranti insegnanti e per il sistema educativo italiano nel suo complesso. Scopriremo come questa riforma sta ridefinendo il percorso per diventare un insegnante abilitato e come influenzerà il futuro del mondo dell’istruzione nel Paese.
Decreto 60 CFU: la riforma della formazione degli insegnanti
L’introduzione dei 60 Crediti Formativi Universitari rappresenta una delle principali innovazioni del Decreto Legge n. 36 del 30 aprile 2022. Questa riforma, parte integrante del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e fortemente sostenuta dall’ex Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ha un impatto significativo sul settore dell’istruzione.
In particolare, la riforma riguarda le norme relative alla formazione iniziale e continua degli insegnanti. I 60 CFU sono destinati a fornire una solida preparazione nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche e linguistiche. Essi rappresentano percorsi universitari abilitanti per la formazione iniziale degli insegnanti, sostituendo i precedenti 24 CFU stabiliti con il decreto legislativo n. 59 del 13 aprile 2017, che erano diventati un requisito fondamentale per l’accesso ai concorsi ordinari per l’insegnamento. Dal 2025 anche per TFA sostegno bisogna avere i 60 cfu.
Il percorso abilitante da 60 CFU/CFA è aperto a laureati, diplomati ITP (fino al 31 dicembre 2024) e studenti iscritti a corsi universitari idonei all’insegnamento che abbiano già accumulato almeno 180 CFU. Dal 1° gennaio 2025, il conseguimento dei 60 CFU diventerà obbligatorio per tutti coloro che desiderano intraprendere la carriera di insegnante. Questi crediti costituiranno un requisito d’accesso essenziale e imprescindibile per partecipare ai concorsi per le cattedre, delineando una nuova prospettiva nella formazione degli insegnanti in Italia.
60 CFU: i nuovi requisiti per l’insegnamento
Con le nuove disposizioni, il percorso per diventare insegnanti seguirà il seguente schema:
- Il conseguimento di una laurea abilitante all’insegnamento.
- La partecipazione a un percorso formativo di abilitazione di 60 CFU/CFA (Crediti Formativi Universitari/Crediti Formativi Accademici).
- Il superamento di un concorso di insegnamento.
- L’effettuazione di un anno di prova in servizio, con un relativo esame e una valutazione finale.
Il percorso formativo standard richiede l’acquisizione di almeno 60 CFU/CFA. Tuttavia, esistono anche percorsi alternativi di 30 o 36 crediti formativi, rivolti a coloro che hanno già svolto almeno tre anni di servizio scolastico o che hanno precedentemente ottenuto 24 CFU/CFA conformemente all’ordinamento precedente.
Come ottenere i 60 CFU
In base alla nuova Riforma, spetta alle Università la responsabilità di organizzare percorsi formativi dedicati finalizzati all’ottenimento dei 60 CFU richiesti per l’accesso all’insegnamento.
Questi percorsi universitari, sebbene strutturati in modo specifico per la formazione degli insegnanti, non costituiscono corsi di laurea a tutti gli effetti. Ciò è dimostrato dal fatto che è possibile iscriversi a tali programmi anche se si è contemporaneamente iscritti a un corso di laurea, sia triennale che magistrale.
Questi percorsi sono particolarmente utili per acquisire crediti che non rientrano nel piano di studi del proprio corso di laurea. In questo modo, gli studenti hanno la possibilità di completare i crediti necessari per raggiungere il totale di 60 CFU, mantenendo al contempo la loro iscrizione regolare al corso di laurea principale.
Le differenze tra i nuovi 60 CFU e i precedenti 24 CFU
Una distinzione fondamentale tra i 24 CFU e i 60 CFU riguarda il loro ruolo: i 24 CFU costituivano un requisito di accesso ai concorsi e alle graduatorie, ma non conferivano un titolo di abilitazione all’insegnamento. Per ottenere l’abilitazione, era necessario completare ulteriori corsi di specializzazione, come il TFA (Tirocinio Formativo Attivo).
Diversamente, il percorso 60 CFU rappresenta un titolo completo che abilita la persona a insegnare in una specifica classe di concorso. Inoltre, un’altra differenza significativa è che mentre i 24 CFU consentivano l’iscrizione nella seconda fascia delle GPS (Graduatorie di Istituto), il percorso 60 CFU offre l’opportunità di accedere direttamente alla prima fascia delle GPS.
Il requisito dei 24 CFU per l’accesso ai concorsi, come previsto dalla normativa scolastica precedente, era applicabile in modo trasversale a tutte le discipline e classi di concorso. D’altra parte, il percorso abilitante dei 60 CFU comprende una parte di materie che ricalca le discipline affrontate nel percorso da 24 CFU e una parte dedicata alla specifica classe di concorso.
Inoltre, il percorso da 60 CFU prevede un periodo di tirocinio, sia diretto che indiretto, focalizzato sulle materie riguardanti la specifica classe di concorso, contribuendo così a garantire una preparazione completa per l’insegnamento.
Il tirocinio per i 60 CFU
Un’altra significativa novità che dovranno affrontare gli aspiranti docenti italiani riguarda l’introduzione del tirocinio obbligatorio, che costituirà una parte essenziale dei 60 CFU richiesti.
Secondo la Riforma, oltre alle attività formative universitarie, i futuri docenti destinati a insegnare nelle scuole secondarie di primo e secondo grado dovranno completare il seguente requisito di tirocinio:
- 10 CFU attraverso tirocinio indiretto.
- 20 CFU attraverso tirocinio diretto.
Il tirocinio diretto sarà svolto direttamente in un contesto scolastico, dove gli aspiranti insegnanti avranno l’opportunità di effettuare attività di insegnamento sul campo. Questa esperienza pratica consentirà loro di acquisire una comprensione concreta e profonda del loro ruolo come futuri docenti.
Per quanto riguarda il tirocinio indiretto, verranno condotte simulazioni realistiche all’interno dell’ambiente universitario. Anche questa componente di formazione mira a preparare gli aspiranti insegnanti all’esercizio efficace della professione docente.
60 CFU: obiettivo numero chiuso?
Purtroppo, la Riforma Bianchi introduce anche modifiche significative riguardo all’accesso alla professione docente, in particolare per quanto riguarda il numero di aspiranti insegnanti ammessi ai percorsi formativi universitari necessari per ottenere i 60 CFU richiesti.
Da diversi mesi, si discute dell’eventualità di un sistema a numero chiuso per l’ammissione a questi percorsi formativi universitari. Anche se l’entrata in vigore delle nuove regole è ancora in attesa del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) che le renderà operative, è evidente che l’implementazione di un numero chiuso è un’ipotesi concreta.
La ragione di questa possibile introduzione risiede nella necessità di evitare un eccessivo afflusso di aspiranti docenti ai percorsi di formazione universitaria, che potrebbe superare di gran lunga il reale fabbisogno delle scuole italiane. Tuttavia, al momento non sono stati divulgati dettagli sui criteri di selezione o sui requisiti di accesso. Per ottenere queste informazioni, dovremo attendere il rilascio del DPCM, il quale conterrà le norme specifiche relative a questa questione.
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