Se sei uno studente di economia o giurisprudenza e ti interessi di fiscalità, sicuramente vorrai conoscere meglio tutti gli aspetti normativi che gravitano intorno al tema del falso in bilancio.
Come probabilmente saprai, il falso in bilancio si colloca nella sfera del diritto societario, che si occupa dello studio di tutte le tematiche afferenti alla vita societaria e al rapporto tra questa e i propri soci.
Più nello specifico, il diritto societario legifera sulle regole che riguardano gestione e creazione di una società, ossia quegli enti caratterizzati dall’unione di una o più persone fisiche o giuridiche che si prefiggono un fine comune attraverso la cooperazione tra soci e la condivisione di un capitale di partenza.
Nel contesto di questa disciplina, il reato di falso in bilancio assume una certa centralità, proprio perché il bilancio è uno degli strumenti più importanti per un’impresa. All’interno del bilancio sono contenute tutte quelle informazioni di natura economica che riguardano l’azienda, reperibili sia per investitori e stakeholder, sia per i lavoratori e, in generale, la collettività.
Comunicare dati scorretti falsando la situazione economica dell’azienda viene considerato dal nostro ordinamento come una frode, così come in quasi tutti gli ordinamenti mondiali. In questa guida ti spiegheremo, nello specifico, in cosa consiste il falso in bilancio, come viene disciplinato dall’ordinamento italiano e quali sono gli strumenti formativi a disposizione di uno specialista per comprendere questo fenomeno.
Iniziamo subito.
La legge che regolamenta il falso in bilancio
Abbiamo detto che il falso in bilancio è disciplinato dal diritto societario. Nel corso degli anni, la disciplina ha avuto diverse modifiche, di cui l’ultima messa in atto con la Legge 27 maggio n. 69 del 2015 (in vigore dal 14 giugno 2015), che disegna l’attuale formulazione degli articoli 2621, 2621-bis, 2621-ter, 2622 del codice civile.
Approfondiamo i dettagli nei prossimi paragrafi.
Cos’è un bilancio
Prima di parlare del falso in bilancio e di ciò che comporta, diamo una definizione di bilancio, fondamentale per contestualizzare quanto diremo nei prossimi paragrafi.
Quando parliamo di bilancio d’esercizio facciamo riferimento a tutti quei documenti contabili che un’impresa deve redigere periodicamente per accertare in modo chiaro, veritiero e corretto la propria situazione patrimoniale e finanziaria. In altre parole, secondo la normativa, ogni impresa deve per trasparenza rendere noto il suo stato di salute finanziario al termine di ogni periodo amministrativo di riferimento, compilando:
- Lo stato patrimoniale, ossia quel documento che definisce la situazione patrimoniale di un impresa. Il documento è diviso in due sezioni: da una parte gli attivi aziendali (crediti, immobilizzazioni, liquidità, ratei e risconti), da una parte i passivi (debiti, mezzi propri)
- Il conto economico, cioè quel documento che mostra il risultato economico d’esercizio del periodo di riferimento del bilancio (“utile o perdita d’esercizio”)
- La nota integrativa, cioè un documento extra che racchiude le note su stato patrimoniale e conto economico
- Il rendiconto finanziario (dal 15 agosto 2015), cioè quel documento evidenzia tutti flussi di cassa aziendali che sono avvenuti in un determinato periodo
Cos’è la frode contabile
A questo punto, diamo una definizione di frode contabile o falso in bilancio. Si tratta di un reato che consiste nella falsificazione delle comunicazioni sociali, manipolando le informazioni presenti all’interno dei documenti che compongono il bilancio d’esercizio.
Secondo il nostro ordinamento, compilare un bilancio con dati falsi costituisce una frode ed è quindi perseguibile.
Le tipologie di falso in bilancio: esempi
Possiamo riassumere le principali tipologie di falso in bilancio in questi tre punti:
- Il falso in bilancio si dice oggettivo quando ci sono, all’interno di un bilancio, un complesso di dati e informazioni non vere. Si parla, ad esempio, di omissione di costi o di ricavi più alti della realtà;
- Si parla invece di falso in bilancio valutativo quando l’incongruenza riguarda le valutazioni aziendali. Può toccare, ad esempio, stime immobiliari o valutazioni di marchi e brevetti
- Infine, il falso in bilancio qualitativo intacca le voci di bilancio stesse e il modo in cui vengono presentate all’interno dei documenti. Si tratta, ad esempio, di quello che accade per “mascherare” l’utilizzo di fondi in modo illecito, catalogandoli come una spesa lecita. Ciò si manifesta anche nei fenomeni di corruzione e nel pagamento di tangenti che vengono messe a bilancio sotto altre voci.
L’evoluzione storica
Inizialmente il falso in bilancio era rappresentato nel nostro codice civile solamente dall’articolo 2621 del codice civile, che denominava il reato come “false comunicazioni ed illegale ripartizione di utili” e lo sanzionava con la reclusione da 1 a 5 anni e con la multa da 10 000 a 100 000 lire.
Ad oggi la disciplina del falso in bilancio è regolata dagli articoli 2621 (“false comunicazioni sociali”), l’articolo 2621-bis (“fatti di lieve entità”), l’articolo 2621-ter (“non punibilità per particolare tenuità del fatto”) e l’articolo 2622 (“false comunicazioni sociali nelle società quotate”).
Negli anni la normativa ha visto diverse modifiche.
Un passaggio rilevante è avvenuto nel 2002 quando, con il decreto legislativo 61/2002, il reato di falso in bilancio venne depenalizzato. Un altro passaggio importante è stata la riforma del 2015 (legge 69/2015), approvata durante il Governo Renzi. Con questa nuova legge, il falso in bilancio, depenalizzato con la normativa del 2002, è stato riportato sotto l’ambito penale.
Inoltre, con la riforma, sono stati introdotti due nuovi articoli, di cui abbiamo già fatto menzione:
- L’articolo 2621-bis, che fa riferimento al falso in bilancio delle società non quotate di lieve entità. La pena prevista è la reclusione da 6 mesi a 3 anni; la medesima pena si applica alle società non soggette alla legge fallimentare
- L’articolo 2621-ter ascrivibile ai casi dall’articolo 131-bis del codice penale
Falso in bilancio: quali sono le sanzioni previste?
Nel corso degli anni, le disposizioni relative al falso in bilancio hanno subito diverse trasformazioni, con l’obiettivo di regolare e sanzionare in modo adeguato questo tipo di comportamento illecito.
Inizialmente, il falso in bilancio era regolamentato dall’articolo 2621 del codice civile italiano, che prevedeva una detenzione che poteva variare da 1 a 5 anni, oltre a sanzioni amministrative che contemplavano multe comprese tra 10 e 100 milioni delle vecchie Lire. Queste sanzioni erano applicabili a tutti i soggetti coinvolti, inclusi gli amministratori e i dirigenti di società non quotate in borsa che si rendevano colpevoli di manipolazioni contabili al fine di ottenere vantaggi personali o per terzi.
Tuttavia, nel corso degli anni, la normativa ha subito significative modifiche. In particolare, è emersa una tendenza a penalizzare maggiormente le società quotate in borsa, mentre sono state previste pene meno severe per le società non quotate. Questa distinzione è basata sulla considerazione della gravità del danno causato all’azienda, ai soci o ai creditori.
Attualmente, la disciplina del falso in bilancio è così delineata:
- Reclusione da 1 a 5 anni per false comunicazioni sociali: questa sanzione si applica quando amministratori o dirigenti di una società non quotata in borsa redigono un bilancio con dati non veritieri al fine di ottenere un vantaggio personale o per altri. Questa disposizione è regolamentata dall’articolo 2621 del codice civile.
- Reclusione da 6 mesi a 3 anni per il falso di bilancio di lieve entità: questa sanzione si applica alle società non quotate in borsa in cui il falso di bilancio è considerato di lieve entità. La valutazione della lieve entità tiene conto delle dimensioni e della natura dell’impresa, così come della condotta che ha portato al falso. Questa disposizione è regolamentata dall’articolo 2621-bis del codice civile.
- Reclusione da 3 a 8 anni per false comunicazioni sociali delle società quotate in borsa: per le società quotate in borsa, il falso in bilancio è punito in modo più severo, con una reclusione che va da 3 a 8 anni. Questa normativa è stabilita dall’articolo 2622 del codice civile.
Studiare il falso in bilancio: i Master Unicusano
Il reato di falso in bilancio è oggetto di studio di molti percorsi accademici, dalla laurea online in economia a quella in giurisprudenza. Se sei uno studente Unicusano, magari del corso di laurea in economia aziendale, sicuramente ti imbatterai almeno una volta nei reati di falso nel tuo percorso di studi.
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A chi si rivolge il Master in criminologia finanziaria?
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Essendo un Master di II Livello, l’accesso è riservato a chi possiede almeno uno di questi titoli:
- Laurea conseguita secondo gli ordinamenti didattici precedenti il decreto ministeriale 3 novembre 1999 n. 509;
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Per gli studenti in possesso di titolo di studio straniero non preventivamente dichiarato equipollente da parte di una autorità accademica italiana, è prevista specifica richiesta al Comitato Scientifico per il riconoscimento del titolo ai soli limitati fini dell’iscrizione al Master.
Le caratteristiche del Master online Unicusano
Il Master ha una durata di 1500 ore, che corrispondono a 60 CFU.
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Al termine del percorso, dovrai sostenere un esame finale che accerti il conseguimento degli obiettivi proposti.
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