Se ti affascinano materie come la politica estera, il diritto, l’economia mondiale e le relazioni internazionali allora ti interesserà sicuramente sapere come si diventa diplomatici.
Prima però è necessaria una breve premessa per contestualizzare la figura nell’attuale periodo storico.
Oggi il profilo dell’ambasciatore, il più alto funzionario diplomatico, si ritrova ad operare in un contesto complesso ed evoluto, caratterizzato da dinamiche delicate e da eventi che modificano continuamente lo scenario economico, sociale e politico internazionale; eventi e fenomeni che richiedono continui adeguamenti per ciò che riguarda la gestione delle relazioni tra gli Stati, e chiaramente tra le popolazioni.
Trattandosi di una professionalità ritenuta da molti misteriosa, a tratti ambigua per ciò che concerne le competenze, abbiamo deciso di fare un po’ di chiarezza.
Attraverso questo post cercheremo di analizzare il profilo dal punto di vista delle mansioni e dei requisiti sia formativi che personali.
Cosa fa un diplomatico
Dal momento che si tratta di una professionalità poliedrica, che svolge svariate funzioni, definirla in poche righe non è possibile.
Cercheremo quindi di fornire una panoramica generale delle principali mansioni.
In maniera estremamente sintetica potremmo dire che il diplomatico si occupa di promuovere gli interessi del proprio Paese in uno scenario internazionale e di gestire le relazioni con gli altri Stati e le varie organizzazioni internazionali.
Il suo ruolo è mutato notevolmente nel corso del tempo; oggi non si occupa di mediare soltanto in campo politico, ma interviene in una molteplicità di altri ambiti.
Si occupa di individuare, definire e promuovere l’interesse nazionale, sia in ambito politico che economico e sociale.
Tra le sue responsabilità rientra ad esempio quella di fornire servizi agli individui, italiani e stranieri, sia in Italia che all’estero.
Si parla in tal caso di ‘diplomazia di servizio’, ovvero di un’attività che eroga servizi finalizzati ad assecondare le esigenze legate alla mobilità degli italiani; sia di quelli che si spostano in qualità di turisti e sia di quelli che invece espatriano.
Nell’ambito dei servizi alle persone il diplomatico tutela i propri connazionali che si trovano all’estero, sia per ciò che concerne le situazioni di emergenza e sia per le questioni amministrative (rilascio di visti, diritto al voto ecc.).
Nelle sedi estere il diplomatico raccoglie le informazioni che possono essere utili per l’interesse nazionale, in particolare per lo sviluppo di relazioni amichevoli tra l’Italia e lo Stato nel quale opera.
L’analisi e la comprensione della realtà del Paese straniero consentono di individuare possibili azioni e cooperazioni internazionali proficue a livello commerciale e/o culturale.
Il profilo esperto di diplomazia deve quindi essere abile nel leggere ed interpretare la realtà che lo circonda, e le relative evoluzioni, al fine di cogliere eventuali opportunità e potenzialità.
Per chiarire ulteriormente il concetto, per ‘realtà’ intendiamo l’insieme dei fenomeni sociali e culturali di un Paese.
Per rendere immediatamente chiara l’idea delle funzioni correlate al ruolo del diplomatico abbiamo sintetizzato nei seguenti punti i compiti che svolge:
- Tutela gli interessi del proprio Paese
- Gestisce i rapporti con lo Stato nel quale opera
- Previene, affronta, gestisce e risolve situazioni di crisi
- Promuove l’immagine dell’Italia all’estero, sia a livello culturale che economico e commerciale
- Elabora documentazioni e rapporti sul proprio Paese relativamente a particolari problematiche
- Elabora progetti di cooperazione con altri Stati
Come diventare diplomatico: formazione e requisiti
La carriera nell’ambito della diplomazia è piuttosto difficile, oltre che estremamente lunga; allo stesso tempo però è in grado di regalare grandi soddisfazioni e gratificazioni, sia a livello economico che personale.
Alla luce delle mansioni che svolge è facile comprendere che per ricoprire il ruolo di diplomatico è necessario un mix di competenze tecniche e requisiti innati.
Le capacità personali
Il profilo in oggetto si occupa di compiti delicati e complessi, per i quali risultano fondamentali una serie di doti personali.
Il presupposto dal quale parte la carriera da diplomatico è la forte propensione ad interessarsi alle questioni internazionali; ma anche la curiosità verso culture e modi di pensare diversi dai nostri.
Il ruolo in questione presuppone spostamenti e trasferimenti in altri Paesi; ecco perché chi decide di intraprendere la strada della diplomazia deve essere disposto a viaggiare e a cambiare frequentemente sede e mansioni.
Trattandosi di un profilo che opera nell’ambito della mediazione sono fondamentali doti comunicative e conoscenze linguistiche: attitudine a comunicare in maniera chiara e capacità di esprimersi correttamente in inglese e in almeno un’altra lingua UE (spagnolo, tedesco o francese).
Per lavorare nell’ambito diplomatico internazionale sono indispensabili una serie di altre attitudini personali. Nell’elenco che segue abbiamo raccolto le più importanti:
- Capacità di problem solving: essere in grado di individuare tempestivamente le soluzioni più efficaci per la risoluzione delle problematiche
- Capacità di negoziazione: essere in grado di gestire relazioni amichevoli e risolvere le eventuali controversie
- Capacità di analisi: essere in grado di osservare criticamente la realtà per cogliere eventuali segnali di cambiamento, sia politici che sociali ed economici
- Capacità di interazione: essere in grado di comunicare e interagire con differenti culture e condizioni sociali
- Capacità manageriali: essere in grado di gestire progetti di cooperazione
Formazione e concorso
Dal punto di vista tecnico le competenze del diplomatico spaziano dal campo politico a quello economico-giuridico.
I percorsi di studio ideali per acquisire la preparazione necessaria per poter intraprendere la carriera da diplomatico sono tre: scienze politiche, economia e giurisprudenza.
Il corso di laurea in Scienze Politiche è il punto di partenza perfetto per acquisire il know how richiesto per affrontare e superare il concorso pubblico, che analizzeremo nel dettaglio più avanti.
Per acquisire una preparazione specialistica, incentrata sulle tematiche più rilevanti per la professione, sono disponibili numerosi master di specializzazione, tra i quali segnaliamo il master in ‘Scienze del conflitto e della pace’ attivato dall’università telematica Niccolò Cusano.
Si tratta di un corso post-laurea di primo livello incentrato su temi di grandissima attualità.
In particolare, il programma si focalizza su argomenti che riguardano i temi del conflitto e della pace, analizzati sotto i profili di: etica, diritto, sociologia, geopolitica, politica internazionale e diplomazia, economia matematica, economia dello sviluppo, psicologia applicata e comunicazione interculturale.
Il punto di partenza previsto dall’iter per intraprendere la carriera diplomatica è identificabile nel concorso pubblico bandito dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) con cadenza annuale.
I requisiti richiesti per la partecipazione al concorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e sulla pagina concorsi del sito, sono i seguenti:
- Cittadinanza italiana
- Età non superiore ai 35 anni compiuti anche se in alcuni casi sono previste eccezioni (es. studenti di medicina)
- Non aver subito condanne penali
- Laurea specialistica/laurea magistrale o diploma di laurea del previgente ordinamento in una delle seguenti classi di laurea: scienze politiche e relazioni internazionali, giurisprudenza o economia
Sono ammessi anche i candidati in possesso di titoli accademici equiparati a quelli indicati dal regolamento - Idoneità psico-fisica
- Godimento dei diritti politici
I suddetti requisiti devono essere posseduti dai candidati alla scadenza del termine previsto per la presentazione della domanda.
Chi per tre volte, a partire dal 2003, ha tentato di superare le prove scritte senza successo non può essere ammesso all’esame.
Entriamo nel merito del concorso e cerchiamo di capire come si svolge e cosa prevede.
L’esame consiste in una prova attitudinale scritta, una valutazione dei titoli, 5 prove scritte per verificare la preparazione linguistico-culturale e una prova orale.
La prova attitudinale consiste in un questionario psico-attitudinale di 60 domande a risposta multipla (operazioni di calcolo, interpretazione dei dati di una tabella, successione di numeri e lettere, ecc.) e in una relazione su un caso concreto di natura internazionale.
Per chi volesse farsi un’idea della tipologia di test, sul sito del MAECI sono disponibili e consultabili le prove degli anni precedenti.
Per quanto riguarda invece le prove scritte, esse mirano a verificare la preparazione linguistica, culturale e accademica del candidato.
Le materie oggetto di esame sono:
- Storia delle relazioni internazionali a partire dal congresso di Vienna
- Diritto internazionale pubblico e dell’Unione Europea
- Politica economica e cooperazione economica, commerciale e finanziaria multilaterale
Prima della correzione degli scritti la commissione esaminatrice procede con la valutazione dei titoli, che consiste nell’assegnazione dei punteggi sulla base dei titoli (master, dottorati, attività lavorative in qualità di funzionari ecc.) posseduti da ogni candidato e inseriti nelle domande di partecipazione.
Il superamento delle prove scritte da diritto all’accesso a quella orale che si basa sulle stesse materie appena elencate più altri approfondimenti che riguardano il diritto pubblico italiano, la contabilità di Stato, le nozioni istituzionali di diritto civile e internazionale privato, la geografia politica ed economica.
La prova orale prevede anche la discussione di un tema di attualità internazionale e una prova pratica di informatica.
Per superare brillantemente la prova bisogna concentrarsi sull’aspetto culturale, ma anche su una serie di altri aspetti fondamentali per un diplomatico, come ad esempio la capacità di esprimersi in maniera chiara, di argomentare in maniera persuasiva e di parlare in pubblico.
Superato il concorso è previsto un periodo di prova, della durata di 9 mesi, presso gli uffici ministeriali e successivamente in una sede all’estero.
Dopo un’esperienza di 2-3 anni presso il Ministero degli Esteri è possibile ottenere la prima assegnazione, all’estero.
Ora sai come si diventa diplomatici; non ti resta che iniziare a studiare e prepararti per il concorso.
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