Come insegnare a leggere ai bambini: consigli utili
La lettura è un’abilità fondamentale per il processo di crescita di un bambino; ecco perché tanti genitori si domandano come insegnare a leggere ai bambini in età prescolare.
Per quanto la lettura venga insegnata a scuola, a partire dalla prima elementare, è importante sottolineare che un apprendimento efficace è sostenuto anche tra le mura domestiche.
Imparare a leggere rappresenta una tappa importantissima nello sviluppo di un bambino per cui dovrebbe essere gestita in maniera sinergica da insegnanti e genitori.
Complice la pandemia e la necessità di avvalersi della didattica a distanza si è diffusa in maniera capillare la tendenza verso una modalità di istruzione ‘domestica’ che si avvicina a quella che oltreoceano è da tempo una realtà consolidata; una realtà chiamata ‘homeschooling’.
Tale tendenza riguarda soprattutto i bambini più piccoli (4-5 anni), ovvero quelli che si apprestano ad iniziare la cosiddetta ‘scuola primaria’.
Come far avvicinare i bambini alla lettura: l’alfabeto
Insegnare a leggere ai bambini non è semplice, soprattutto per un genitore che si basa esclusivamente su metodi ‘domestici’ o su qualche suggerimento letto qua e là sul web.
Il punto di partenza per iniziare ad avvicinare un bambino alla lettura, a prescindere dal metodo ‘didattico’, è rappresentato dall’alfabeto e dai rispettivi suoni e simboli.
Iniziamo subito con una precisazione, che riguarda l’individualità del singolo.
È importante tenere in considerazione il fatto che ogni individuo ha peculiarità e attitudini differenti, per cui è inutile domandarsi a priori quanto ci mette un bambino ad imparare a leggere; qualcuno imparerà più velocemente e qualcun altro invece impiegherà più tempo.
Il percorso di apprendimento dipende in gran parte dallo sviluppo cognitivo del singolo bambino, e chiaramente anche dal metodo di insegnamento.
In generale, le competenze necessarie al processo di lettura iniziano a svilupparsi a partire dai 3-4 anni di età.
Pur non trattandosi di una regola assoluta, il momento giusto per iniziare ad avvicinare un bambino alla lettura è a partire dai 4 anni, un’età in cui il livello di curiosità è alto e si è pronti ad imparare nuove cose.
Come evidenziato in precedenza, e come anche la logica suggerisce, si parte dall’alfabeto, dalle lettere e dai relativi suoni e simboli grafici.
Conoscere le lettere e quindi essere in grado di distinguerle all’interno di una parola rappresenta la base per imparare a leggere.
Per quanto riguarda le tecniche di insegnamento, trattandosi di piccoli alunni bisogna impostare il processo di apprendimento sul gioco, in maniera tale che i bambini imparino divertendosi.
Nella maggior parte dei casi il metodo di insegnamento ‘domestico’ si basa sulla memorizzazione delle lettere, anche se esistono tanti altri modi più divertenti e coinvolgenti per far si che un bambino impari il suono di ogni lettera dell’alfabeto.
Filastrocche in rima e canzoncine dal ritmo orecchiabile stimolano l’imitazione vocale e permettono al bambino di riprodurli autonomamente in un secondo momento.
Chiaramente l’efficacia di qualsiasi strumento si basa sulla costanza e sulla ripetizione.
Nel corso di prossimi paragrafi ti spiegheremo come insegnare a leggere a un bambino di 5 anni, o comunque a un bambino in età prescolare.
Come insegnare ai bambini a leggere: le tecniche
Entriamo nel cuore del nostro post per spiegare ai genitori che desiderano avvicinare i propri figli alla lettura, ancor prima di iniziare a frequentare la scuola elementare, quali sono gli approcci più efficaci.
Cerchiamo quindi di capire come aiutare i bambini a imparare a leggere.
Partiamo da un dato di fatto che riguarda l’approccio generale alla lettura da parte di un bambino.
Generalmente i primi tentativi si basano sull’associazione.
Il bambino tende ad associare ciascuna lettera (grafema) ad un suono (fonema), arrivando al significato della parola dopo averla pronunciata.
Come per l’alfabeto, anche per le parole valgono gli stessi suggerimenti di insegnamento.
Si parte quindi da canzoncine e filastrocche per arrivare a giochi e indovinelli finalizzati al riconoscimento dei suoni.
In generale è consigliabile affiancare alla lettura i primi elementi di scrittura.
Le due attività dovrebbero procedere di pari passo in quanto risulta decisamente più semplice associare dei suoni a caratteri scritti, disegni o oggetti reali.
Le attività di apprendimento non devono necessariamente essere svolte in luoghi e momenti circoscritti. Ogni momento di vita quotidiana può rappresentare l’occasione giusta per stimolare l’approccio alla lettura del bambini: durante una passeggiata al parco, nella sala d’attesa del pediatra o durante la spesa al supermercato.
Come sottolineato nel paragrafo dedicato all’alfabeto, la costanza e la ripetizione rappresentano i presupposti fondamentali per insegnare a leggere.
Tuttavia, non bisogna esagerare con sessioni stressanti ed eccessivamente lunghe; dieci minuti al giorno, soprattutto all’inizio, sono sufficienti per stimolare l’apprendimento di un bambino di 4-5 anni.
Durante il processo di insegnamento, qualunque sia l’approccio utilizzato, un genitore deve innanzitutto essere paziente; deve avvicinare il bambino alla lettura con leggerezza senza caricarlo di troppe aspettative e senza giudicarlo.
Le responsabilità dell’insegnante
Come anticipato nel corso della premessa, a prescindere dall’eventuale insegnamento domestico, l’insegnante della scuola elementare ha la responsabilità di impartire ai propri alunni le basi essenziali per imparare a leggere.
Cerchiamo quindi di capire come insegnare a leggere a un bambino di 6 anni che parte da zero, ovvero che non ha ricevuto alcun input familiare o di altra natura (ad es. scuola dell’infanzia).
Si tratta chiaramente di una responsabilità importante e allo stesso tempo delicata; una responsabilità per la quale il ruolo di una maestra di scuola elementare può essere ricoperto soltanto da profili che hanno conseguito i titoli che a norma di legge consentono l’insegnamento nella scuola primaria (lauree abilitanti all’insegnamento).
Precisiamo a tal proposito che i titoli di accesso per la scuola primaria sono uguali a quelli previsti per la scuola dell’infanzia (leggi anche: come diventare insegnante nelle scuole dell’infanzia).
Quindi, come insegnare a leggere in prima elementare?
A prescindere dalle metodologie utilizzate, una brava maestra è in grado di individuare e comprendere le specifiche esigenze di ogni singolo alunno, le peculiarità di ogni bambino ovvero le rispettive difficoltà e capacità.
A tal proposito è importante sottolineare che l’insegnante identifica un ruolo professionale regolamentato, per cui qualificato; un profilo che attraverso gli studi e i titoli conseguiti ha acquisito le conoscenze e le competenze per impostare un efficace metodo per insegnare a leggere in prima elementare.
Inoltre, al di là dei titoli abilitanti e obbligatori, esistono tanti percorsi di specializzazione che permettono di approfondire particolari aspetti dell’insegnamento come ad esempio il master in pedagogia per l’innovazione scolastica.
Si tratta di un corso post-laurea di primo livello attivato dall’università telematica Niccolò Cusano che mira a fornire basi multidisciplinari da spendere nell’ambito delle istituzioni educative, sociali e culturali.
Il programma garantisce il know how necessario per strutturare percorsi finalizzati ad analizzare tecniche, strumenti e materiali utili per rendere più efficace il processo di apprendimento.
Tra le materie approfondite la pedagogia generale, la psicologia dell’educazione, della comunicazione educativa e didattica.
Il piano di studi del master include una serie di seminari e casi simulati incentrati sull’approfondimento di argomenti quali la tecnica dell’ascolto attivo, la gestione della comunicazione educativa, la progettazione dell’intervento educativo.
Tra i plus del percorso di specializzazione Unicusano la possibilità di seguire il corso a distanza, attraverso la modalità e-learning.
Non essendo previsti obblighi o vincoli di orario e di presnza in aula anche chi già insegna può conciliare facilmente gli impegni lavorativi con quelli relativi allo studio.
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