Ripetizione dilazionata: cos’è, come farla e a cosa serve
Per gli studenti che non conoscono e non utilizzano la ripetizione dilazionata è piuttosto facile ritrovarsi nella condizione di ricordare poco o niente dopo aver trascorso ore sui libri a leggere e ripetere gli stessi concetti.
Se stai leggendo questo articolo probabilmente sei proprio uno di loro!
Quasi sicuramente non sai che ripetere un’informazione più volte in tempi brevi non è un buon metodo per memorizzarla, ma al contrario diventa uno spreco di tempo ed energie.
La memorizzazione di nuovi concetti e nozioni è un processo tutt’altro che semplice e scontato.
Memorizzare un concetto dopo averlo letto rappresenta soltanto il primo step di un processo ben più lungo, che deve fare i conti con la tenenza del cervello a distruggere (dimenticare) ciò che viene immagazzinato della cosiddetta ‘memoria a breve termine’.
Memoria a breve termine e memoria a lungo termine
Prima di analizzare nello specifico il metodo della ripetizione dilazionata e i relativi vantaggi nell’ambito dell’apprendimento è necessario conoscere il funzionamento della memoria.
Cerchiamo quindi di capire come funziona la memorizzazione e perché tendiamo a dimenticare le informazioni.
L’essere umano ha due memorie: la memoria a breve termine e la memoria a lungo termine.
La memoria a breve termine viene definita anche ‘memoria di lavoro’ ed è utilizzata per ricordare le informazioni per poco tempo.
La memoria a lungo termine invece consente di ricordare anche a distanza di anni.
Prendendo in considerazione l’attività di uno studente, la memoria a breve termine è quella che viene utilizzata durante la lettura e la successiva immediata ripetizione mentre la memoria a lungo termine è quella che interviene nel momento in cui bisogna affrontare un esame, una prova, e quindi è necessario riportare alla mente nozioni e informazioni acquisite durante lo studio.
Da ciò si evince facilmente l’esigenza che accomuna studenti di ogni ordine e grado, ovvero trasferire le informazioni dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine.
Apparentemente può sembrare un passaggio banale e scontato, ma non lo è affatto.
Bisogna purtroppo fare i conti con una triste realtà: la tendenza umana a dimenticare le cose.
La curva dell’oblio
Una delle domande che ognuno di noi si è posto almeno una volta nel corso della vita, soprattutto durante il periodo scolastico, è ‘perché dimentichiamo così rapidamente?’
Perché le informazioni memorizzate tendono a disintegrarsi così velocemente a distanza di poche ore?
La spiegazione è piuttosto semplice, si tratta di un’esigenza del cervello il quale tende ad eliminare alcune informazioni recenti per non sovraccaricarsi.
La realtà è questa: a poche ore da una sessione di studio abbiamo già dimenticato il 50% delle informazioni memorizzate; dopo due giorni abbiamo dimenticato quasi tutto.
Il processo viene denominato ‘curva dell’oblio’ la cui teorizzazione è legata alla figura dello psicologo tedesco Hermann Ebbinghaus.
Sul finire del 1800, nell’ambito dei suoi studi sul funzionamento della memoria, lo psicologo iniziò ad effettuare alcuni test sulle capacità mnemoniche dell’essere umano.
Per capire il ritmo in base al quale il cervello tende a dimenticare organizzò un test sulla memorizzazione di un elenco di sillabe prive di significato.
Sulla base dei progressi e quindi dei risultati ottenuti elaborò uno schema che rappresentava graficamente i tempi relativi al declino delle informazioni nella memoria.
La curva ottenuta fu quindi chiamata ‘dell’oblio’.
La teoria scientifica elaborata da Ebbinghaus spiega il motivoper cui dimentichiamo le cose.
Secondo il principio della curva, tendiamo a dimenticare il 50/60% delle informazioni entro un’ora dallo studio; dopo 24 ore perdiamo un ulteriore 10%.
Ciò significa che se non ripassiamo rischiamo di dimenticare il 70% delle informazioni studiate nelle ultime 24 ore.
Dallo studio emerge il presupposto fondamentale affinché le informazioni vengano assorbite in maniera duratura dal nostro cervello: la ripetizione.
La teoria di Ebbinghaus sulla curva dell’oblio ci introduce al metodo della ripetizione dilazionata, il concetto secondo il quale è più facile memorizzare quando le informazioni vengono ripetute più volte nel tempo.
Metodo della Ripetizione dilazionata: cos’è
La maggior parte degli studenti tende a commettere un errore che riguarda l’aspetto temporale della ripetizione.
La tendenza consiste nel leggere una serie di informazioni e ripeterle tutte insieme, nello stesso momento.
Per quanto possa sembrare efficace si tratta di un metodo che fornisce soltanto un’illusoria sensazione di assimilazione dei concetti. Ci si accorgerà col passare del tempo che si trattava soltanto di un’illusione e che la maggior parte delle informazioni, che sembravano ormai radicate nella memoria, non sono più recuperabili.
In pochi conoscono il valore, e quindi l’efficacia, di una ripetizione dilazionata, in inglese Space Repetition System (SRS); in pochi sanno cos’è e come funziona la ‘ripetizione spaziata’.
Consapevole del valore e dell’efficacia del metodo nell’ambito dello studio universitario, in particolare per chi frequenta corsi di laurea e master e in generale per tutti gli studenti alle prese con la preparazione degli esami, l’università telematica Niccolò Cusano ha deciso di approfondire l’argomento fornendo ai lettori una guida pratica all’utilizzo della ripetizione dilazionata.
La space repetition è in sostanza una tecnica di memorizzazione basata sulla ripetizione delle informazioni dilazionata nel tempo.
La memorizzazione risulta più efficace quando l’informazione viene ripetuta poche volte ma su tempi lunghi.
Attenzione a non sottovalutare l’applicazione della tecnica.
Per memorizzare a lungo termine non bisogna soltanto limitarsi a ripetere le informazioni di tanto in tanto, senza un riferimento temporale preciso; bisogna piuttosto prestare attenzione a due parametri fondamentali: quante volte e dopo quanto tempo ripetere per trasferire le informazioni dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.
Cerchiamo quindi di capire come fare la space repetition.
I ripassi
I ripassi rappresentano le fasi fondamentali della Spaced Repetition.
In ambito scolastico, ogni materia ha un diverso livello di complessità e ogni studente ha peculiari capacità di apprendimento.
Ciò significa che identificare uno schema temporale di ripassi valido per tutti e per tutto è quasi impossibile.
Il momento giusto per ripassare è quello in cui si è sul punto di dimenticare.
Uno schema che potrebbe rivelarsi efficace prevede i seguenti cicli di ripasso successivi allo studio:
- 1 ora dopo
- 24 ore dopo
- 7 giorni dopo
- 30 giorni dopo
È importante rispettare il ritmo dei ripassi per cui suggeriamo di predisporre un calendario che funga da promemoria.
Puoi scegliere liberamente, a seconda delle tue preferenze, se utilizzare un calendario cartaceo oppure quello del cellulare; l’importante è non dimenticare, o comunque non rimandare.
Per poter dare risultati apprezzabili la tecnica necessita di un presupposto essenziale: un metodo di studi efficace e allineato alle personali necessità.
È fondamentale basare lo studio su un’organizzazione precisa, che includa strumenti e strategie in grado di velocizzare e rendere il più possibile produttivo il tempo trascorso sui libri.
La schematizzazione, le mappe mentali e concettuali, le tecniche di lettura veloce sono alcune delle strategie che consentono di rendere efficace un metodo di studi.
Nell’ambito di una programmazione efficace rientra anche l’organizzazione dei tempi.
Nell’ottica di una memorizzazione e di un’assimilazione delle informazioni duratura bisogna prevedere, nell’ambito del planning, varie sessioni di ripasso cadenzate in base alle esigenze.
Il metodo Leitner
Uno dei metodi di memorizzazione più conosciuti ed efficaci è quello delle flashcard ideato da Sebastian Leitner, uno dei ricercatori più famosi nel campo dell’apprendimento.
Lo studioso tedesco nel libro ‘Imparare ad imparare’ propone l’utilizzo di cartoncini a doppia faccia i quali da un lato recano una domanda e dall’altro la relativa risposta.
Si parte quindi dalla creazione pratica delle carte
Innanzitutto bisogna individuare i concetti chiave sulla base dei quali strutturare le varie domande, da scrivere sul lato frontale delle carte, e le relative risposte, da scrivere sulla parte posteriore.
Si procede quindi col disporre il mazzo di carte su un piano, con la parte delle domande rivolta verso l’alto.
Man mano che si procede con il ripasso ci si accorgerà che per alcune domande la risposta sarà più immediata, per altre più lenta e difficoltosa.
Il consiglio è di suddividere le carte per livello di difficoltà, in due o tre mazzi diversi.
Facciamo un esempio pratico per capire meglio.
All’interno del mazzo ‘facile’ saranno quindi inserite le carte con le domande alle quali hai risposto con estrema semplicità.
All’interno del mazzo ‘medio’ saranno raccolte le carte recanti le domande alle quali hai risposto con un po’ di difficoltà.
All’interno del mazzo ‘difficile’ saranno inserite le carte con le domande alle quali non sei riuscito a rispondere.
Nel momento del ripasso si parte quindi da mazzo difficile, per poi passare a quello medio.
Il mazzo facile può essere ripetuto nel successivo ciclo di ripasso.
Quando ci si accorge che rispondere alle domande del mazzo difficile diventa più semplice è possibile spostare le relative carte nel mazzo medio, o addirittura in quello facile.
Se al contrario qualche domanda del mazzo facile diventa improvvisamente ostica la relativa carta dovrà essere spostata nel mazzo medio o in quello difficile.
L’argomento può essere considerato memorizzato e assimilato nel momento in cui tutte le carte sono state spostate nel mazzo ‘facile’.
Il metodo delle flashcards può essere applicato a qualsiasi materia: alla matematica, per memorizzare le relative formule, alla storia, per imprimere nella mente date ed eventi, alla medicina, per assimilare l’anatomia, alle lingue, per imparare i vari vocaboli, e così via.
Lo studio delle lingue è quello in cui più frequentemente viene utilizzato lo strumento, principalmente per la memorizzazione di nuovi termini ed espressioni.
Le app e i software
Per quanto efficace il sistema Leitner richiede un discreto investimento di tempo per la preparazione delle flashcards.
È pur vero che già la preparazione rappresenta di per sé un modo per ripassare, ma se possiamo ottimizzare ulteriormente perché non farlo.
Per utilizzare al meglio la tecnica della spaced repetition esistono app e software che consentono di creare card digitali in maniera veloce e pratica.
Domanda e risposta vengono quindi composte attraverso la tastiera del pc o dello smartphone, evitando il più macchinoso utilizzo di carta e penna.
In alcuni casi è addirittura possibile approfittare di mazzi di carte già pronti, creati da altri utenti sullo stesso argomento e condivisi per un libero utilizzo.
Il suggerimento è quello di realizzare autonomamente le card, in maniera tale da iniziare una prima memorizzazione di concetti e nozioni.
I quesiti vengono mostrati sullo schermo per poi essere archiviati in determinati mazzi ‘digitali’ sulla base della correttezza o meno della risposta data.
A seconda degli algoritmi, alcuni software basano l’archiviazione sul tempo impiegato per rispondere, altri sulla correttezza delle risposte; altri invece lasciano all’utente la possibilità di valutare in maniera soggettiva la performance.
Programmi e app pensati per la ripetizione dilazionata rendono scientifico il metodo di Leitner, attraverso una serie di algoritmi che valutano le performance dello studente per decidere quando e per quante volte ripresentare ogni domanda.
Tra i software di spaced repetition più conosciuti e più datati segnaliamo SuperMemo, realizzato agli inizi degli anni ‘80 dal programmatore polacco Wozniac.
Aggiornato continuamente nel corso del tempo è tutt’oggi utilizzato.
Più recente, ma attualmente uno dei più apprezzati e utilizzati, il software Anki (termine che in giapponese significa proprio ‘memorizzazione’).
Tra gli altri software basati sulla spaced repetition citiamo ad esempio eSpindle learning, Flashcards Deluxe, Flashcards Exchange, FullRecall, jMemorize, Learning with texts, MemoryLifter, Mnemosyne, Opencards e Quizlet.
Insomma, le possibilità sono davvero tante.
Ognuno, in base alle proprie esigenze e preferenze, può scegliere lo strumento più adatto all’apprendimento.
In generale, i software e le applicazioni mobile offrono una serie di vantaggi che soltanto il digitale riesce a garantire: la possibilità ripassare, e quindi di utilizzare le cards, in qualsiasi momento, e la garanzia di notifiche ‘memo’ precise e puntuali nel momento in cui è previsto il ripasso.
L’applicazione sullo smartphone, ad esempio, permette di ottimizzare i tempi ripassando in metro, alla fermata dell’autobus o anche mentre si è in coda alla posta.
Con ciò non intendiamo minimizzare il valore del cartaceo.
Come accennato in precedenza, l’attività che concerne la scrittura della domanda e della risposta sul pezzo di carta garantisce un primo livello di apprendimento e memorizzazione.
Esistono inoltre dei casi in cui è necessario l’utilizzo di cards fisiche, cartacee.
Per insegnare ad un bambino, una lingua o una qualsiasi altra materia, è molto più efficace il supporto cartaceo piuttosto che quello digitale.
Ciò che non cambia è l’efficacia della ripetizione dilazionata nell’ambito della memorizzazione di concetti e informazioni.
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