La figura del magistrato esercita da sempre un forte appeal sui giovani che mostrano interesse verso le discipline giuridiche; in tanti perseguono l’ambizione di entrare in magistratura e si domandano come diventare giudice amministrativo.
Per quanto affascinante la professione legale richiede un iter formativo e concorsuale impegnativo e piuttosto lungo.
Allo stesso modo bisogna sottolineare che una carriera in magistratura è in grado di regalare grandi soddisfazioni e importanti gratificazioni.
Nel corso dei prossimi paragrafi analizzeremo il profilo professionale del giudice amministrativo, i requisiti per partecipare al concorso pubblico e gli step per esercitare la professione.
Come funziona la magistratura
Per comprendere a fondo il ruolo di un giudice amministrativo è importante contestualizzare l’argomento in un ambito disciplinare ben più ampio, per cui partiremo da una panoramica generale sulla magistratura, riferendoci chiaramente al nostro Paese e alla nostra Costituzione.
In Italia la magistratura viene distinta in:
- Magistratura requirente
- Magistratura giudicante
La magistratura requirente include i magistrati (Pubblici Ministeri) che operano all’interno dell’ufficio pubblico del ministero (pubblica accusa).
La magistratura giudicante, invece, include i giudici che pronunciano le sentenze, o meglio i giudici chiamati a risolvere le questioni sottoposte alla loro attenzione.
La Costituzione italiana divide la magistratura giudicante in:
- Magistratura ordinaria
- Magistratura amministrativa
La magistratura ordinaria interviene nei casi di lesione di un diritto soggettivo; pertanto include i giudici che si occupano della maggior parte delle controversie (civili e penali).
La magistratura amministrativa interviene nei casi di lesione di un interesse legittimo; si occupa pertanto dei ricorsi contro atti e provvedimenti pubblici (dello Stato e degli enti pubblici).
Il modello dualistico si rende quindi necessario in virtù del fatto che la Pubblica Amministrazione assume una configurazione diversa rispetto agli altri soggetti; una posizione di tipo autoritativo per la quale è richiesto l’intervento di un giudice diverso da quello ordinario.
La giustizia amministrativa è preposta ad accertare che la Pubblica Amministrazione non assuma provvedimenti che danneggino un interesse legittimo del cittadino, o in alcuni casi un diritto soggettivo.
Gli organi di giustizia amministrativa di primo grado sono i TAR (Tribunali Amministrativi Regionali) mentre la giurisdizione in secondo grado è esercitata dal Consiglio di Stato.
Il Consiglio di Stato diventa quindi giudice di appello delle sentenze di questi ultimi.
Per completare la panoramica sull’argomento riportiamo di seguito l’articolo 113, che precisa:
“Contro gli atti della Pubblica Amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa.”
Chi è e cosa fa il giudice amministrativo
Il giudice amministrativo si occupa quindi di interessi legittimi, ovvero di tutte quelle situazioni giuridiche di cui è titolare un soggetto privato rispetto a una Pubblica Amministrazione.
Per alcune materie previste dalla legge la giurisdizione amministrativa, e quindi i giudici amministrativi, si occupano anche di diritti soggettivi.
I mezzi di tutela previsti per la tutela amministrativa sono i ‘ricorsi amministrativi’ (ricorso gerarchico proprio, ricorso straordinario al presidente della repubblica, ricorso in opposizione e ricorso ad altri organi amministrativi).
Trattandosi di un organo di giustizia di primo grado, le sentenze e le ordinanze emesse dal giudice del TAR sono immediatamente esecutive e possono essere impugnate solo davanti al Consiglio di Stato.
Secondo quanto stabilito dall’articolo 63 del D.Lgs. 165 del 2001, al giudice amministrativo è affidata anche la giurisdizione sulle procedure concorsuali relative alle assunzioni nelle Pubbliche Amministrazioni.
Formazione e requisiti per diventare magistrato amministrativo
Per diventare giudice amministrativo è previsto un iter piuttosto lungo e complesso, cha passa attraverso titoli di studio, concorsi e tirocini.
Il punto di partenza è identificabile nel conseguimento di una laurea in Giurisprudenza.
Trattandosi di un indirizzo di studi impegnativo è importante scegliere un percorso che garantisca qualità e flessibilità.
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Il corso prepara alle professioni forensi e garantisce il requisito per partecipare ai concorsi pubblici per magistrato e notaio e all’esame di Stato per avvocato.
Il conseguimento del titolo di laurea permette quindi di accedere al concorso pubblico per magistrati al TAR, lo step successivo per poter esercitare la professione.
Per quanto riguarda l’ammissione alle selezioni pubbliche, ai requisiti richiesti per diventare giudice ordinario se ne aggiungono altri; la domanda per la partecipazione al concorso può essere presentata da:
- magistrati ordinari che abbiano superato 18 mesi di tirocinio conseguendo una valutazione di idoneità positiva
- magistrati contabili o militari;
- avvocati e procuratori dello Stato alla seconda classe di stipendio;
- docenti di ruolo delle università in materie giuridiche e i ricercatori con almeno 5 anni di servizio;
- avvocati con almeno otto anni di iscrizione all’albo professionale;
- dipendenti delle Regioni e degli enti pubblici locali appartenenti alla qualifica dirigenziale muniti di laurea in Giurisprudenza;
- consiglieri regionali, provinciali e comunali in possesso di laurea in Giurisprudenza con almeno 5 anni di servizio.
Passiamo quindi ad analizzare nel dettaglio l’impostazione del concorso, ovvero le prove.
Attualmente sono previste quattro prove scritte/pratiche e una orale.
Per quanto riguarda le prove scritte/pratiche, le materie da studiare sono:
- Diritto amministrativo (prova pratica)
- Diritto amministrativo (tema)
- Diritto privato (tema)
- Scienza delle finanze e diritto finanziario (tema)
La prova orale è impostata sulle stesse materie di quelle scritte, alle quali si aggiungono diritto costituzionale, diritto penale, diritto processuale civile, diritto processuale penale, diritto internazionale pubblico, diritto internazionale privato, diritto del lavoro, economia politica.
Ai fini del superamento delle prove assumono una valenza notevole le prove che riguardano il diritto amministrativo.
La materia deve quindi essere studiata in maniera approfondita, esercitandosi su casistiche di attualità giurisprudenziali e nella redazione delle sentenze.
Sono ammessi alla prova orale i candidati che hanno ottenuto una media di almeno quaranta cinquantesimi nel complesso delle prove scritte.
Per ognuna delle prove bisogna comunque conseguire un punteggio minimo di trentacinque cinquantesimi.
Valutazioni inferiori a tale punteggio precludono la valutazione delle altre prove.
Per quanto riguarda la prova orale i candidati devono riportare non meno di quaranta cinquantesimi
Chiaramente le informazioni appena riportate intendono dare un’idea generale del concorso e delle relative prove ma non pretendono in alcun modo di essere esaustive.
Requisiti e modalità concorsuali possono essere modificati per cui è importante affidarsi ai bandi ufficiali pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale.
Il superamento del concorso permette l’accesso alle graduatorie sulla base delle quali il CSM procede con l’assegnazione delle sedi.
Ora hai una panoramica completa della professionalità per cui sai come diventare giudice amministrativo e conosci i requisiti per partecipare al concorso pubblico.
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