Corsi di Laurea | 02 Settembre 2024
Lauree inutili: esistono davvero?

Lauree inutili: esistono davvero?

La scelta della facoltà universitaria rappresenta un momento topico, durante il quale si susseguono una serie di dubbi e interrogativi in merito alle prospettive lavorative, ovvero alle lauree più promettenti e a quelle considerate più inutili.

Orientarsi tra le varie proposte, tra i numerosi indirizzi di studio e gli altrettanto numerosi curriculum di specializzazione, non è affatto semplice.

Il processo di scelta presuppone una serie di valutazioni relative alle aspirazioni personali e, nel contempo, agli sbocchi lavorativi.
Alla luce di un mercato competitivo ed esigente è importante identificare una laurea che abbia un buon riscontro a livello occupazionale, e che possibilmente si allinei alle proprie ambizioni e attitudini.

Nei prossimi paragrafi cercheremo di capire se le lauree inutili esistono davvero o se si tratta soltanto di una credenza popolare.

Le lauree più inutili

Fare una scelta non è mai semplice; fare una scelta dalla quale dipende il proprio futuro lavorativo può diventare addirittura complicato.

A prescindere da quelle che sono le valutazioni personali, e quindi soggettive, è importante conoscere i dati, oggettivi, della situazione del mercato lavorativo in Italia. È importante avere una panoramica chiara delle statistiche occupazionali delle varie facoltà per individuare le cosiddette ‘lauree inutili’ e quelle che offrono maggiori opportunità.

Precisiamo che il termine ‘inutile’ non si riferisce al valore intrinseco che può avere una laurea ma ad una minore ‘utilità’ in termini di sbocchi occupazionali e tempi di impiego.

Ad esempio, il fatto che una laurea in filosofia sia considerata inutile dai dati statistici relativi all’occupazione non significa che un laureato in filosofia rimarrà disoccupato a vita; probabilmente impiegherà soltanto più tempo per trovare un lavoro gratificante.

Partendo dal presupposto che qualsiasi percorso di studi può rivelarsi utile, e che le proprie capacità personali possono fare la differenza nell’ottica di una carriera professionale di successo, esistono dati ufficiali che identificano le lauree meno richieste sul mercato del lavoro.

Nello specifico la maggiore o minore ‘utilità’ è determinata dalle statistiche, ovvero dai dati raccolti ed elaborati dal consorzio interuniversitario AlmaLaurea.

Analizziamo di seguito le 5 lauree più inutili in termini occupazionali.

In generale le lauree con più disoccupati sono quelle che afferiscono al mondo dell’arte, e in generale tutti i corsi che ruotano intorno all’indirizzo artistico e teatrale.
Tali indirizzi, per quanto affascinanti, risultano più ostici in termini di impiego.
Trattandosi di un campo piuttosto saturo e competitivo, per il quale tra l’altro non necessariamente è richiesto un titolo di laurea, la percentuale di laureati disoccupati è piuttosto alta.

Oggi anche una laurea in moda e design è considerata inutile, o comunque meno promettente rispetto ad altre dal punto di vista di un impiego.

Per quanto riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro, tra la facoltà con più disoccupazione rientra anche quella che fa riferimento all’area umanistico-letteraria.

Alla luce delle statistiche occupazionali riferite ai neo-laureati anche il campo relativo all’archeologia e all’antropologia culturale risulta poco promettente.
Rispetto ai dati statistici beni culturali è una laurea inutile.

Concludiamo l’elenco con una facoltà, che quasi a sorpresa, si piazza tra quelle che non vantano una buona percentuale in termini di occupazione, ovvero l’indirizzo turistico.
Anche se nel nostro paese il comparto del turismo è particolarmente attivo e sviluppato, la facoltà di scienze del turismo è considerata una laurea inutile.

Ancora una volta la percentuale è determinata dal fatto che per accedere al settore non è necessaria una laurea, o almeno non lo è nella maggior parte dei casi.

Dal momento che le opportunità di lavoro sono aperte a tutti, anche a chi non è laureato, si genera una sorta di saturazione, ovvero una competitività che non sempre premia il possesso di un titolo accademico.

Al di là di quelli che sono i numeri, esistono altre facoltà legate a difficoltà lavorative per svariati motivi.
Fisioterapia è una laurea inutile secondo alcuni parametri ma in realtà si tratta di una specializzazione che vanta un bacino di utenza estremamente ampio.

Allo stesso modo ingegneria biomedica è considerata una laurea inutile rispetto ad altri indirizzi ingegneristici, ma in realtà identifica una specializzazione estremamente attuale e promettente; d’altronde è pur sempre un rampo appartenente all’area disciplinare più popolare, versatile e richiesta sul mercato del lavoro.

C’è addirittura chi sostiene che una laurea in psicologia sia inutile, ma vedremo in seguito che per molti aspetti identifica un indirizzo incredibilmente versatile.

Le lauree con i maggiori tassi di disoccupazione e le facoltà meno richieste

Come accennato in precedenza, quando parliamo di inutilità di una laurea non ci riferiamo ad una caratteristica intrinseca delle materie affrontate, ma più semplicemente alle lauree meno richieste dal mercato del lavoro attuale; in altre parole alle facoltà con un più alto tasso di disoccupazione.

La precisazione è fondamentale per evitare la demonizzazione di alcuni indirizzi di studio, che conservano comunque una loro utilità nell’ambito del mondo del lavoro.

Tuttavia il mercato ha esigenze specifiche per ciò che concerne la richiesta di professionalità.
Richieste che possono variare in seguito ad evoluzioni e dinamiche di vario genere.
Il nostro Paese registra un forte disallineamento tra le esigenze del mercato del lavoro e gli indirizzi di studio scelti dai giovani.

Il cosiddetto ‘skill mismatch’ mette in difficoltà le aziende per ciò che concerne il reperimento di profili in linea con le peculiari esigenze settoriali.

Ecco perché, prima di scegliere una facoltà, bisogna analizzare le esigenze e le richieste del mercato.
Ed ecco perché è importante fare riferimento ad informazioni lavorative e retributive fornite da fonti autorevoli.

Un’occhiata ai dati statistici elaborati da Almalaurea e dall’ISTAT permette di individuare le facoltà con meno iscritti, e di conseguenza quelle che garantiscono le minori o maggiori opportunità professionali.

Facoltà con più alto tasso di occupazione

L’attuale mercato del lavoro presenta una situazione che vede le lauree afferenti al mondo dell’informatica e delle tecnologie ICT garantire un tasso di occupazione che sfiora il 100%.

Secondo i dati di Almalaurea le facoltà universitarie che danno più lavoro sono le seguenti:

  1. Informatica e tecnologie ICT
  2. Ingegneria industriale e dell’informazione
  3. Medico-sanitarie
  4. Architettura e ingegneria civile
  5. Economia

La classifica si basa sul tasso di occupazione dei laureati a 5 anni dal conseguimento del titolo.

Terminata la panoramica generale sugli indirizzi potenzialmente più promettenti in ottica occupazionale passiamo ad analizzare il criterio della lungimiranza nella scelta dell’indirizzo di studi, ovvero quelle che potrebbero essere le lauree più richieste tra 10 anni.

Il valore delle lauree ‘utili’ nel lungo termine

In precedenza abbiamo più volte sottolineato la dinamicità del mercato professionale.
Elementi di varia natura determinano esigenze mutevoli per ciò che concerne la richiesta di professionalità.

Ad esempio, quella che fino a qualche anno fa era considerata una facoltà promettente oggi si può ritrovare paradossalmente tra le lauree più inutili.
Una laurea in design è inutile oggi, ma in passato era considerata potenzialmente promettente.

I tempi e il progresso determinano la richiesta di particolari professionalità per cui è facile comprendere il motivo per il quale in una società iperconnessa e ipertecnologica la laurea in filosofia è considerata inutile.

Per tale motivo, la scelta del corso di laurea, o meglio dell’indirizzo di studio, dovrebbe essere il più possibile lungimirante.
Anche se il mercato è in continua evoluzione, l’analisi di statistiche autorevoli permette di prevedere a grandi linee i settori che in futuro promettono maggiori sbocchi.

Prendiamo in considerazione le professioni sanitarie, che attualmente vantano un tasso di occupazione elevatissimo.
Si stima che la richiesta di laureati in professioni sanitarie, riabilitative, infermieristiche ed ostetriche, aumenterà notevolmente per cui profili come fisioterapisti, infermieri e ostetriche saranno richiestissimi sia nel Sistema Sanitario Nazionale che nel privato.

Allo stesso modo le lauree in economia e quelle che afferiscono al settore IT identificano indirizzi attuali, spendibili oggi e domani in svariati e numerosi contesti.

Concludiamo con la laurea in psicologia, inutile secondo alcuni parametri lavorativi ma estremamente versatile per ciò che concerne gli ambiti in cui è spendibile.

Credits: .shock /Depositphotos.com

 

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