Università | 03 Maggio 2024
Tipologie di professori: guida pratica

Tipologie di professori: guida pratica

L’università è un mondo variegato, popolato da una vasta gamma di figure accademiche, ognuna con ruoli e responsabilità specifiche. Tra queste, i professori rappresentano la spina dorsale dell’istituzione, guidando e ispirando gli studenti nel loro percorso di apprendimento. Tuttavia, esistono diverse tipologie di professori, ciascuna con caratteristiche uniche e contributi distinti all’ambiente accademico. In questo articolo, esploreremo le diverse tipologie di professori universitari, offrendo una guida pratica per comprendere i loro ruoli, le loro funzioni e le loro qualifiche. Dalla classica figura del professore ordinario al ricercatore a tempo determinato, approfondiamo le varie sfaccettature di questa professione e le sue implicazioni nel contesto dell’istruzione superiore.

Professore associato e ordinario: la differenza tra professore di prima e seconda fascia

Il professore associato, detto anche professore di seconda fascia, è il primo step per diventare professore ordinario. A differenza di quest’ultimo, il professore associato ha un limite di ore di insegnamento durante l’anno, di solito sono comprese fra le 250 e le 350 ore. Tuttavia, anche il professore associato deve superare un concorso pubblico per svolgere questo ruolo.

Di solito, un professore associato conduce contemporaneamente lezioni e svolge un’attività professionale al di fuori dell’ambiente accademico. I corsi tenuti da questo docente possono essere sia assegnati dall’università sia sviluppati autonomamente, previa approvazione dell’ateneo. Tuttavia, resta comunque un professore universitario “part-time” per essere più precisi.

L’incarico di un docente associato è caratterizzato da una maggiore flessibilità rispetto alle figure accademiche ordinarie, sebbene la retribuzione sia inferiore. Solo dopo aver svolto almeno 350 ore di insegnamento con questa qualifica, ci si può iscrivere ai concorsi per il ruolo di professore ordinario. Segui la nostra guida per scoprire come diventare docente di ruolo.

Il traguardo della carriera universitaria culmina nel concorso finale per il ruolo di docente ordinario. Dopo anni di preparazione per raggiungere questo livello, è importante delineare chiaramente le responsabilità associate a questa professione. Ecco le principali mansioni:

  • Elaborazione dei programmi di insegnamento e degli esami: il docente universitario deve pianificare le sue attività durante l’anno accademico in modo da coprire l’intero curriculum e, se necessario, integrare esperienze pratiche in laboratorio.
  • Preparazione del materiale didattico supplementare: questo può includere dispense, risorse multimediali o presentazioni PowerPoint utilizzate durante le lezioni frontali per approfondire i concetti trattati.
  • Supervisione delle tesi degli studenti: Il docente universitario assume il ruolo di relatore o correlatore per le tesi degli studenti della propria facoltà. questo coinvolge il supporto nella stesura e la revisione dell’elaborato di laurea, che deve essere approvato dal docente prima di essere presentato per l’esame finale.
  • Attività di ricerca accademica: i docenti universitari non sono solo educatori, ma anche professionisti del loro settore che devono mantenere una conoscenza aggiornata. Questo viene ottenuto partecipando a seminari, conferenze o corsi di formazione organizzati da altre istituzioni accademiche.

Ricercatori

La ricerca nell’ambiente accademico potrebbe essere una scelta da considerare se, al termine del tuo percorso di studi, nutri un forte attaccamento all’università e desideri prolungare la tua permanenza in questo contesto. Tuttavia, l’amore per l’ateneo non è sufficiente: diventare ricercatore universitario richiede requisiti e competenze di alto livello, unitamente a una profonda passione per la ricerca e la conoscenza.

Per intraprendere la carriera di ricercatore universitario, è necessario possedere:

  • Una laurea specialistica nel campo disciplinare in cui si intende condurre ricerche, o un titolo equivalente ottenuto all’estero;
  • Un dottorato di ricerca;
  • Un diploma di specializzazione (nel caso del settore medico).

Tuttavia, il semplice conseguimento di questi titoli non è sufficiente: è fondamentale anche un notevole curriculum. Pubblicazioni scientifiche su riviste specializzate e altre esperienze di ricerca costituiranno un valido biglietto da visita per avviare una carriera accademica. Inoltre, per accedere alla carriera nella ricerca universitaria, è necessario superare un concorso. È importante notare due aspetti fondamentali a tal riguardo:

  • Ogni ateneo gestisce i propri concorsi in maniera autonoma e secondo tempi diversi;
  • Avendo i requisiti richiesti, è possibile partecipare ai concorsi di tutte le università, non solo di quella in cui si è ottenuto il titolo di studio.

Il concorso consta di tre prove: due scritte, una sul tema del corso di studi e l’altra su un argomento specifico del dottorato, e una prova orale. Una commissione appositamente nominata sarà incaricata di valutare il candidato, prendendo in considerazione sia il curriculum che le prove svolte durante il concorso.

Per quanto riguarda l’inquadramento contrattuale, i ricercatori possono lavorare a tempo indeterminato o determinato.

Per i ricercatori a tempo determinato, esistono due tipologie di contratti. Un primo tipo prevede contratti triennali, non rinnovabili, i cui termini possono condurre direttamente all’accesso al ruolo di Professore di II fascia, a condizione che il candidato sia in possesso dell’Abilitazione Scientifica Nazionale e abbia ricevuto una valutazione positiva dall’ateneo. In alternativa, possono stipulare un contratto di tre anni, eventualmente rinnovabile per ulteriori due anni.

I ricercatori a tempo determinato siglano accordi con le Università al fine di svolgere attività di ricerca, di didattica, di assistenza didattica integrativa e di supporto agli studenti; vengono selezionati attraverso procedure pubbliche di selezione. Per la maggior parte dei ricercatori, l’obiettivo finale è quello di accedere alla carriera di professore universitario.

Assegnista di ricerca

Un’altra figura rilevante nell’ambiente accademico è quella dell’assegnista di ricerca. Gli assegni di ricerca rappresentano contratti di collaborazione assegnati a giovani studiosi con l’obiettivo di realizzare un programma di ricerca o una sua fase, al fine di promuovere la formazione e lo sviluppo di specifiche competenze professionali.

La durata di ogni contratto individuale può variare da un minimo di un anno a un massimo di tre anni, senza superare complessivamente i sei anni. L’assegnazione degli assegni avviene attraverso una selezione pubblica, basata su titoli e colloquio. Pur rappresentando un accordo tra l’università e l’assegnista, tale rapporto non è considerato un impiego subordinato e non conferisce alcun diritto all’accesso ai ruoli di professore universitario.

Il ruolo dell’assegnista consiste nell’operare in collaborazione con un responsabile scientifico, seguendo gli obiettivi definiti nei programmi di ricerca, godendo di un certo grado di autonomia. Durante il periodo di collaborazione con l’ateneo, l’assegnista potrebbe essere coinvolto anche in altre attività lavorative, purché tali attività siano compatibili con la normativa nazionale vigente relativa alla titolarità di un assegno di ricerca.

Assistente universitario

Va precisato innanzitutto che la figura comunemente conosciuta come “assistente universitario” in realtà non esiste formalmente come professione distinta. Coloro che ricoprono questo ruolo sono generalmente dottorandi, borsisti o ricercatori, impegnati nella conduzione di attività di ricerca e nell’assistenza dei professori universitari in varie mansioni.

In particolare, gli assistenti universitari svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito delle lezioni, collaborando con i professori o sostituendoli temporaneamente, soprattutto nelle fasi iniziali di un corso di studio. Essi possono anche offrire supporto agli studenti, fornendo chiarimenti durante gli orari di ricevimento o al termine delle lezioni.

Durante le sessioni d’esame, gli assistenti universitari coadiuvano il professore nell’esaminare gli studenti, ma hanno un ruolo limitato: non sono autorizzati a firmare la valutazione finale dell’esame, poiché questa responsabilità spetta esclusivamente al docente titolare della cattedra.

Inoltre, gli assistenti universitari devono continuare a condurre le proprie ricerche e progetti, con eventuali pubblicazioni, al fine di avanzare nella carriera accademica e aspirare a diventare professori universitari.

Credits: yacobchuk1/DepositPhotos.com

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